Il gestore del Cayo Blanco: «Non sono razzista, colpa della security, li cambierò»
di Diego Degan
«UN FRAINTENDIMENTO»
«Non mi interessa risponde Damian la perdita economica per la sospensione dell'attività ordinata dal Questore. Ma sentirmi dare del razzista lo considero intollerabile». Della cinquantina di persone in servizio nel locale, infatti, «15 sono stranieri e 12, in particolare, africani dice Damian e le persone di colore entrano liberamente: ci sono le foto delle feste a dimostrarlo». E pure i venditori irregolari della spiaggia (proprio quelli a cui la polizia locale sequestra la merce, un giorno sì e uno no) «lascio che usino i bagni dello stabilimento e gli faccio le colazioni a prezzo calmierato». La discriminazione lamentata dal ragazzo «credo sia stato un fraintendimento e vorrei chiarirlo con lui. I buttafuori mi hanno spiegato che loro avevano solo chiesto di portare un po' di pazienza, perché c'era molta calca e il controllo dei documenti (non facciamo entrare minorenni) richiedeva tempo. Tutto qui, poi si è innestata la discussione ed è scoppiato il caso. Di sicuro io non ho mai dato disposizione (come avrebbe detto, invece, la security, secondo il ragazzo) di non far entrare gli africani». Damian ribatte anche sui presunti casi di violenza, da parte dei buttafuori, ai danni di alcuni clienti scomodi. «Quello con la gamba e la mandibola rotta faceva parte di una compagnia di addio al celibato (un genere che cerchiamo di evitare, ma erano entrati in incognito) che aveva avuto una discussione con un gruppo di chioggiotti. Era stato allontanato e aveva dato un pugno a un buttafuori. Quando lo abbiamo soccorso, era ferito fuori dal locale, ma io non posso sapere chi l'aveva picchiato. Abbiamo poi saputo che era un pregiudicato. Quello col setto nasale rotto, invece, è stato l'anno scorso ed il fatto è accaduto fuori da locale, un'ora dopo la chiusura».
Diego Degan
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Ultimo aggiornamento: Sabato 10 Agosto 2019, 08:54
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