Pestaggio in metro, c'era anche una ragazza.
La vittima: “Voglio vederli morti”

Pestaggio in metro, c'era anche una ragazza. La vittima: “Voglio vederli morti”

di Davide Manlio Ruffolo
Caccia ai complici dei due giovani casertani che, domenica scorsa, in un vagone della Metro B, hanno selvaggiamente picchiato il 37enne Maurizio Di Francescantonio. Si tratterebbe di due loro conoscenti, un ragazzo e una ragazza, che potrebbero fornire utili elementi alle indagini perché presenti al momento del pestaggio. La giovane, secondo quanto trapela da fonti investigative, si sarebbe limitata ad osservare la scena mentre il ragazzo, quando la vittima era in balia dei suoi due amici, avrebbe sferrato qualche colpo.

Proprio per chiarire le loro eventuali responsabilità, gli inquirenti hanno acquisito e stanno analizzandolo i video delle telecamere di sicurezza. Ulteriori riscontri sulla dinamica dei fatti sarebbero emersi anche dai racconti, effettuati a piazzale Clodio davanti ai pubblici ministeri, della 60enne madre della vittima e di uno straniero che ha assistito all'intera scena. Nel frattempo l'indagine prosegue e oggi si terrà l'interrogatorio di garanzia dei due casertani, finiti in carcere perché accusati di tentato omicidio, al termine del quale il gip deciderà in merito alla richiesta di convalida del loro arresto. 

Nel pomeriggio, invece, verrà sentito Maurizio Di Francescantonio. La vittima, ricoverato in prognosi riservata al Policlinico Umberto I con alcune fratture craniche, nell'immediatezza dell'accaduto aveva già raccontato la sua versione dei fatti. Secondo lui, i due casertani stavano fumando laddove non sarebbe stato consentito. Per questo, ha raccontato dal suo letto di ospedale «Sono andato là a dire a questi che non potevano fumare, loro mi hanno detto fatti i cazzi tua e vattene e io me ne sono andato tre quattro vagoni più avanti e mi sono messo per conto mio. Poi uno dei due è uscito fuori dalla metropolitana ed è rientrato dalla porta dove stavo io e mi ha aggredito là. Poi è arrivato l'altro. Io all'inizio con uno mi potevo difendere ma con tutti e due no. Ora la prima cosa è rimettermi a posto, voglio che paghino, li voglio vedere morti». Poi il 37enne, ripensando agli attimi della brutale aggressione, sconfortato si era confidato: «Mi ha aiutato solo mia madre».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Settembre 2016, 10:14
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