Omicidio Roma, la sorella di Prato: "Marco aveva una doppia vita"

Omicidio Roma, la sorella di Prato: "Marco aveva una doppia vita"

di Camilla Mozzetti

Il dolore, certo. Ma anche l'incredulità: scoprire dal nulla che tuo fratello è autore di un assassinio. Scoprire la sua vita parallela mentre in casa rispettava ogni regola della famiglia. E' tra questi due confini che si muovono i sentimenti di Marianna Prato, la sorella maggiore di Marco, il 29enne che il 4 marzo, nel mezzo di un festino a base di droghe e alcol, insieme a Manuel Foffo ha prima torturato Luca Varani, lasciandolo poi morire dissanguato sotto un piumone.
«Né io né la mia famiglia abbiamo mai avuto il sospetto che Marco avesse una doppia vita, macchiata dall'uso di stupefacenti e di alcolici». Ci sono lunghe pause nel mezzo di questa frase, raccolta da un ex compagna del master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale della Business school Sole24Ore che Marianna, 37 anni, ha seguito negli ultimi sei mesi a Roma. Ci sono i silenzi, la voce che, da ferma, inizia a tremare. Da giorni Marianna è chiusa in casa, nello stesso condominio nel quartiere di piazza Bologna in cui vive la famiglia Prato. Il marito Fabio fa da scudo a tutte le possibili intromissioni che in questo momento non si riescono e non si vogliono affrontare. Perché la sua - ha spiegato la donna, consulente e ricercatrice per la Confartigianato - è una famiglia «esemplare in cui mai si sarebbe potuta consumare una tragedia simile».
Da giorni non ascolta telegiornali, non legge quotidiani, non naviga su internet, perché non sopporta più «questa serie continua di attacchi». Dal suo profilo Facebook sono sparite foto e post che ritraggono e descrivono la vita di una giovane come tante, sorella di un ragazzo che aveva scelto la via dell'intrattenimento e del divertimento notturno come professione.

 

LA FAMIGLIA
«Circolano tante storie gonfiate» ha detto Marianna all'ex compagna di corso. Tipo quella sui contrasti in casa per via dell'omosessualità di Marco. Tutti in famiglia sapevano da tempo che Prato è gay. «Non c'era nulla di anomalo in questo, ognuno sceglie chi essere». O ancora i dissidi accesi che proprio Marco avrebbe avuto soprattutto con la madre per via di un intervento che forse avrebbe voluto fare per cambiare sesso. «Ma quando mai? Non è vero niente» ha detto Marianna all'amica. Marco era un Pr e alla famiglia andava bene, purché lavorasse. Lo studio che non dava risultati era mal sopportato. Proprio per il suo lavoro «era facile - si era confidata Marianna - non vederlo e non sentirlo anche per giorni». Il mondo del jet-set romano nel 2016 loro se lo immaginavano scandito da musica, divertimento, volti truccati delle donne, giacche tagliate su misura degli uomini. Mai avrebbero pensato che in quel mondo, nella sua parte distorta, Marco si fosse perso tra fiumi di droga, orge e alcol. Non si dà pace Marianna. Prova dolore per quel giovane ammazzato così barbaramente e per il futuro che attende il fratello. E' come lo scoppio improvviso di una bomba. Un terremoto che, senza preavviso, tira giù palazzi. Si alza una cortina di polvere dove, fin a quel momento, regnava la normalità. «La normalità di una famiglia benestante, ma non per questo frivola e licenziosa - ha detto Marianna all'amica - Io e Marco non abbiamo mai avuto nulla dai nostri genitori senza che ce lo fossimo meritato. I miei sono sempre stati persone esemplari e integerrime».
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Marzo 2016, 10:34
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