Fiumicino nel caos, il racconto: "Accampati
da tre giorni, qui è il terzo mondo" -Foto/Video

Fiumicino nel caos: "Accampati da 3 giorni, qui è il terzo mondo"
ROMA - Un incubo di mezza estate: bloocati da tre giorni nell'aeroporto di Fiumicino, 'accampati come profughi', con la speranza di capire se le ultime informazioni sul loro ritorno a casa stavolta sono attendibili. E intanto aiutano donne incinte e gente sulle sedie a rotelle, in attesa come loro. È l'odissea che sta vivendo un gruppo di giovani partiti da Barcellona, in transito da Fiumicino per arrivare Catania.













«Siamo arrivati la sera del 29 luglio, poche ore dopo l'incendio che c'era stato a Fiumicino - spiega Emanuele, 18 anni - Eravamo in 16 e ci avevano detto inizialmente che saremmo ripartiti, a causa di un ritardo, il 30 all'1,40 di notte, poi hanno ancora spostato l'orario e infine lo hanno annullato. Molti di noi hanno preso dei pullman per raggiungere Catania, noi invece siamo rimasti in 5 ragazzi». Emanuele, Sabrina, Sebastiano ed altri amici hanno dormito la prima notte in aeroporto, ma dopo aver capito che la loro permanenza a Fiumicino si sarebbe allungata di molte ore hanno deciso la seconda notte di andare in un albergo nelle vicinanze. «L'unica cosa che la compagnia Vueling si è degnata di fare è stata pagarci un cornetto e un cappuccino, ma ora ci siamo attivati per una denuncia», dicono e spiegano che in questi giorni di disagio a Fiumicino, solo davanti agli sportelli di Vueling c'erano circa 500 persone in attesa tra diversi voli cancellati.







«Abbiamo visto gente - racconta Sebastiano - che piangeva, donne in gravidanza, bambini sdraiati in terra e c'era persino una ragazza con la gamba rotta che necessitava della sedia a rotelle e ha dovuto aspettare due ore in aereo prima di scendere, perché non arrivava l'assistenza a terra. Le abbiamo fatto compagnia e l'abbaino portata in giro per l'aeroporto per riuscire a farla distrarre». I ragazzi sperano ora di partire in serata. «Il fatto che una compagnia sia low cost non giustifica tre giorni di ritardo - aggiunge Sabrina - dovevano garantirci almeno il pernottamento e invece abbiamo speso oltre cento euro a testa». I giovani restano stesi in terra da ore ad osservare file interminabili di passeggeri in attesa di imbarcarsi, tra «operatori confusi e caos». «Qui - spiegano ancora - c'è gente che si è persino ammalata perché la situazione ha costretto probabilmente l'aeroporto a tenere accesa al massimo l'aria condizionata». «Eravamo a Barcellona - dicono esausti - ma ora ci sembra di non essere arrivati in Italia, ma in un paese con servizi da Terzo mondo».
Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Agosto 2015, 09:50
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