Niente sfiducia, Maroni non lascia
ma raddoppia: "Nel 2018 mi ricandido"

Niente sfiducia, Maroni non lascia ma raddoppia: "Nel 2018 mi ricandido"

di Elisa Straini
Roberto Maroni va avanti. E non solo per completare il mandato. Ieri, dopo che il Consiglio regionale ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata dal centrosinistra per il caso Rizzi e le nuove presunte tangenti nella Sanità lombarda, il governatore ha rilanciato: «Non solo non mi dimetto, ma mi ricandido nel 2018 per far rivincere il centrodestra», regalando così l’unica sorpresa della giornata.

Sul voto in Aula infatti non c’erano dubbi. Già i giorni scorsi la maggioranza aveva annunciato pieno sostegno al governatore, come già per la mozione di sfiducia che era seguita all’arresto del suo vice Mario Mantovani. E così è stato, anche se non sono mancati momenti di tensione, con tanto di espulsione, per protesta, dei consiglieri M5S. All’esito della votazione - 45 no e 31 sì - i grillini hanno sfoderato fischietti, mimato il gesto delle manette e indossato felpe con la scritta “Fuori dai Maroni” - stesso slogan urlato in piazza domenica scorsa per lo “Sfiducia day” - provocando la reazione del presidente dell’Aula Raffaele Cattaneo che è arrivato anche ad accusarli di «atteggiamento squadrista». Saranno esclusi dai lavori anche nella prossima seduta. L’ha presa sportivamente invece Maroni, che si è portato via una felpa come ricordo e, a seduta terminata, ha anche ammesso che «la Lega avrebbe fatto molto peggio».

Il presidente della Regione resta quindi al suo posto, ma, per l’opposizione, ciò non toglie che si «è di fronte a una lenta agonia» della giunta. «Siamo alla sesta inchiesta dall’inizio della legislatura, tre riguardano il sistema sanitario», ha ricordato il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri. «Chiaro segnale - dice - che non si è in grado di rescindere il rapporto di una parte malata della politica e la sanità» e che «Maroni ha fallito».

In mattinata fuori da Palazzo Pirelli c’era stato anche il sit-in dei giovani democratici con ruspe giocattolo e scope care all’immaginario leghista. Intanto, proprio su iniziativa del governatore, il 15 marzo arriverà in Consiglio regionale il progetto di legge per istituire l’Arac, l’autorità regionale anticorruzione sul modello dell’Anac nazionale guidata da Raffaele Cantone. Ieri l’Aula ha concesso la procedura d’urgenza non senza polemiche da parte dell’opposizione, convinta che si tratti di un’iniziativa di facciata.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Marzo 2016, 08:52
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