Uccisione di Davide. La rabbia dei colleghi del carabiniere: "Noi in trincea per pochi euro"

Uccisione di Davide. La rabbia dei colleghi del carabiniere: "Noi in trincea per pochi euro"

di Giuseppe Crimaldi
NAPOLI - Mettetevela voi la divisa. Andateci voi al "Bronx" di San Giovanni a Teduccio a fare i posti di blocco. Fermateli voi i pregiudicati a piazza Garibaldi alle quattro del mattino. Mentre voi ogni sera ve ne tornate a casa sereni a coccolare mogli e figli, quando ve ne andate sereni a letto a dormire, provate a pensare a noi.

A quello che facciamo, quando il cuore ci batte a tremila. Pensateci e poi magari ne riparliamo. Anzi, giacché ci siamo: dite a Caldoro e a de Magistris di venirsene a stare una notte insieme a noi. Loro che sono bravissimi nell'esprimere i sentimenti di lutto quando muore un ragazzo al Rione Traiano, ma mai pronti a spendere una sola parola per noi, che essendo servitori delle forze dell'ordine siamo anche servitori dello Stato».

Dire arrabbiati è dire poco. Sono incazzati neri i rappresentanti delle forze dell'ordine che nella Malanapoli provano a garantire il minimo e il massimo possibile della civile convivenza in una città che ogni giorno si trasforma in un inferno. Non è la stessa cosa che vestire i panni di un poliziotto di Londra, Parigi o Oslo. Qui siamo a Napoli.







«Siamo qua. Mentre qualche alto magistrato della Procura si gode ancora le ferie, beato lui - si sfoga Matteo, 24 anni, da tre in forza all'Arma, prima destinazione l'inferno, leggi Napoli - io invece sono qua con i miei colleghi a rispettare i turni per il Radiomobile. L'altra notte è toccato al mio amico, ma al posto suo avrei potuto esserci io».


Ultimo aggiornamento: Domenica 7 Settembre 2014, 17:03