Evade dai domiciliari, ma è tradito
dal braccialetto elettronico: arrestato

Evade dai domiciliari, ma è tradito dal braccialetto elettronico: arrestato
NAPOLI - Più volte si era allontanato da casa, nonostante gli fosse stato proibito dalla magistratura perché era agli arresti in casa.

Nel tardo pomeriggio di ieri, per questa ragione, è finito in manette Giuseppe Avvisato, 35 anni, residente a Boscoreale fino all’anno scorso, quando la sua libertà finì a causa di un’accusa per detenzione abusiva di armi da fuoco. Stavolta, a tradirlo è stato il braccialetto elettronico che il giudice del Tribunale di Torre Annunziata gli aveva imposto di indossare alla caviglia, per evitare che uscisse da casa negli orari in cui non avrebbe dovuto, magari facendola anche franca. Il sistema, simile a una radiosveglia, collegato al braccialetto e alla centrale operativa delle forze dell’ordine, era stato deciso dalla magistratura anche per comodità: un modo di tenere Avvisato costantemente sotto controllo, ed evitare allo stesso tempo le verifiche quotidiane al suo indirizzo. Già altre volte infatti la trasmittente era squillata per segnalare l’allontanamento di Avvisato, e i carabinieri si erano precipitati per sventare un’eventuale fuga.



Ma ieri è stata l’ultima volta: il 35enne è finito dietro alle sbarre del carcere di Poggiorale perché, secondo gli inquirenti, non rispettava le regole degli arresti domiciliari. Dopo aver registrato l’ennesimo allontanamento di Avvisato dal perimetro di casa, la “radiosveglia” ha inviato l’allarme alla centrale operativa dei carabinieri, che sono giunti sul posto ed hanno atteso il suo arrivo per ammanettarlo. Sotto casa a Torre Annunziata, al suo ritorno da una lunga passeggiata, durante la quale si sarebbe anche fermato in sala giochi per giocare alle slot, il 35enne ha trovato una pattuglia dei militari della compagnia oplontina del maggiore Michele De Riggi ad aspettarlo. Giuseppe Avvisato, meccanico di professione, come detto, è stato arrestato l’anno scorso dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Torre Annunziata.



Prima di finire in manette gestiva un’officina nella città oplontina insieme ad altre due persone, che vennero arrestate con lui. Alla luce del sole i tre riparavano auto; all’ombra invece, nascondevano un vero e proprio piccolo arsenale: due pistole calibro 9 (una Luger con matricola abrasa, un’altra non denunciata), che vennero sottoposte agli esami balistici a Roma per accertarsi che non fossero state usate per episodi criminali precedenti, una bomba a mano a carica ridotta e ben 109 proiettili di vario calibro.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Agosto 2015, 14:24