"Rispetto e dignità", l'8 marzo la donna non festeggia più: "Sciopero"

"Rispetto e dignità", l'8 marzo la donna non festeggia più: "Sciopero"
Cortei, assemblee, astensione dal lavoro, fuori e dentro casa: quello di oggi vuole essere un 8 marzo poco celebrativo e molto di protesta. Basta mimose e cioccolatini, tutti in piazza contro le discriminazioni e la violenza che ogni anno uccide più di cento donne. 



Come negli anni '70, le femministe si sono riprese la scena e hanno indetto uno 'sciopero globale', chiedendo l'adesione ai sindacati. All'appello hanno risposto le sigle di base e la Flc Cgil, che hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore che interesserà trasporti locali, ferroviari, aerei, scuola e sanità. Lo sciopero generale ha provocato non pochi mal di pancia tra i sindacati, con i confederali che hanno preso le distanze ma organizzeranno iniziative nei territori. 



Al di là delle sigle, comunque, lo 'sciopero globale' - lanciato in Argentina e che riguarderà non solo l'Italia ma anche altri 40 Paesi - vuole coinvolgere, nelle aspettative delle promotrici, lavoratrici dipendenti, precarie, autonome, disoccupate, studentesse, casalinghe. E le forme potranno essere molteplici: non solo l'astensione dal lavoro e dalla cura (della casa, dei figli), ma anche modalità alternative come lo sciopero bianco, l'astensione dal consumo, l'adesione simbolica, il picchetto, lo sciopero digitale. A Roma, tra le numerose iniziative è previsto un presidio delle lavoratrici di Almaviva contro i licenziamenti, una manifestazione contro la Buona Scuola davanti al Miur e un'altra davanti all'Università La Sapienza e un corteo, che partirà nel pomeriggio dal Colosseo e arriverà a Trastevere. Iniziative sono comunque in programma in tante città. In prima linea le femministe dei Centri antiviolenza, molti dei quali resteranno aperti alla cittadinanza. 



Tra i politici, scontata l'adesione allo sciopero delle donne da parte dei partiti più a sinistra come Prc, SI e Possibile, mentre altrove si sono registrate varie voci critiche. Come quella del ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, secondo la quale lo sciopero "sottovaluta i passi importanti che il Parlamento ha fatto, come mettere soldi sull'astensione dal lavoro retribuita al cento per cento se la donna denuncia il partner violento. O il piano straordinario con finanziamenti per i centri anti-violenza.



Perché non andare piuttosto sui luoghi di lavoro a coinvolgere le persone? Così si rischia di discutere dello strumento, lo sciopero, non di discriminazioni". Perplessa anche la sottosegretaria Sesa Amici, da sempre sensibile ai temi delle donne: "con il fatto di aver deciso che diventasse anche lo sciopero dei mezzi pubblici, abbiamo ottenuto un effetto boomerang: il rischio è che abbiamo contribuito a fare dell'8 marzo la giornata in cui si blocca la città e si bloccano le donne nella loro mobilità e possibilità di stare al centro".



Comunque non mancherà al Quirinale la tradizionale cerimonia celebrativa: filo conduttore di quest'anno è la pace, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, renderà omaggio alle donne costruttrici di pace, protagoniste nella promozione di una cultura di pace e di giustizia nei contesti sociali più difficili. E anche la tradizione della mimosa sembra comunque dura a morire: secondo i calcoli dei fioristi di Confesercenti, gli italiani dovrebbero acquistare circa 12 milioni di ramoscelli dorati, addirittura in aumento rispetto allo scorso anno.
 
 


SCIOPERO STUDENTESSE CONTRO SESSISMO E LEGGE 107  Studentesse e studenti in piazza in tutta Italia per lo sciopero globale contro la violenza sulle donne promosso dalla rete «Non una di meno» anche la Rete della Conoscenza, Link - Coordinamento Universitario e l'Unione degli Studenti contro il «clima oscurantista che si vive nelle scuole e nelle università, per l'introduzione dell'educazione sessuale ed alle differenze e contro le deleghe della 107 in presidio sotto al Ministero dell'Istruzione».



«Come studentesse e studenti abbiamo scioperato in tutta Italia con aule vuote, presidi, lezioni in piazza durante lo sciopero indetto da Non una di meno, in contemporanea a 55 Paesi in tutto il mondo - dichiara Martina Carpani, coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza - perchè riteniamo centrale questa mobilitazione globale che, a partire dalle rivendicazioni delle donne, intrecciando le condizioni di reddito, genere e razziali, costruisce un nuovo orizzonte di giustizia sociale ed autodeterminazione per tutte e tutti.



I dati sulla povertà nel nostro Paese parlano chiaro: mentre i ricchi sono bianchi e uomini, i più poveri sono soprattutto donne, minori e migranti. Così come sono chiari i dati sul part-time involontario di cui le donne sono sono sempre più vittima e quelli sulla salute. È quindi urgente la rivendicazione del reddito di autodeterminazione e la battaglia contro la precarietà proposta dalla rete di Non una di meno, così come una revisione della 194 che garantisca il diritto all'aborto».
 
 


«Siamo in piazze con le lavoratrici della conoscenza per l'abrogazione della legge 107 e contro le deleghe propinate dalla Ministra Fedeli. - dichiara Francesca Picci, coordinatrice nazionale Unione degli Studenti - Imporre nelle scuole un modello sempre più legato alla valutazione della performance, aumentare le disuguaglianze, non è il genere di scuola che vogliamo. Vogliamo inoltre una scuola antisessista attraverso l'introduzione in tutte le scuole dell'educazione sessuale ed alle differenze non macista e non eteronormata. Purtroppo sono infatti le classi il più grande strumento di riproduzione della cultura della sopraffazione, delle relazioni morbose e sterotipate, dei modelli di giudizio. Non può essere a discrezionalità delle famiglie il contrasto alla violenza ed il contrasto all'oscurantismo». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Marzo 2017, 14:10
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