"Una notte da incubo, potevamo morire tutti":
il racconto del rogo alla raffineria di Milazzo

"In quella notte da incubo potevamo morire tutti": il racconto del rogo alla raffineria di Milazzo

di Andrea Falla
MILAZZO (MESSINA) - Il panico, il fuggi-fuggi, le vampate di caldo e la paura di saltare tutti in aria.È passato quasi un mese dal violento incendio che ha coinvolto un serbatoio della raffineria di Milazzo e i cittadini si chiedono ancora i motivi di quell'evento e le conseguenze che ha portato sul territorio circostante. Nel ripercorrere il racconto di quella notte tra il 26 e il 27 settembre, la parola che più si ripete nelle descrizioni è 'panico': "Era mezzanotte - racconta un giovane ragazzo del luogo - e una serata tranquilla si è trasformata in un incubo. Dalla raffineria si accende un bagliore e una moltitudine di persone si sposta verso il porto, la zona davanti al luogo dell'incendio". Da quel momento la situazione degenera: "Il cuore ci batteva a mille - continua il racconto del ragazzo - tra le persone che scappavano in ogni direzione, le vampate di calore che arrivano dal lato opposto della baia e il terrore che potesse scoppiare tutto". Nelle prime ore sono poche le notizie sull'accaduto, mentre il caos s'impadronisce della città, che secondo molti, non era stata preparata ad un'evenienza del genere, nè era a conoscenza di un piano d'emergenza.







LA FORTUNA Quella notte a prendere fuoco, fu un serbatoio con Virgin-nafta, un prodotto della raffinazione del petrolio, costituita da una miscela di paraffine, posizionato in una zona periferica: "Siamo stati fortunati - prosegue il racconto - oltre alla posizione del serbatoio, quella notte un forte maestrale spinse fumo e fiamme in direzione della Valle del Mela". La raffineria di Milazzo è composta da impianti di vario genere, di cui alcuni a idrogeno, che se fossero entrati in contatto con le fiamme, avrebbero potuto provocare un'esplosione tremenda, un'ipotesi scongiurata anche dal pronto intervento dei vigili del fuoco e degli operai stessi, che hanno permesso di contenere l'incendio al serbatoio interessato, evitando una reazione a catena. "È terribile - conclude il giovane - sentirsi impotenti ed abbandonati, mentre guardi succedere qualcosa senza che le autorità ti informino su nulla. Lasciati nel caos con il peggio che può succedere da un momento all'altro".







FUMO NERO Ma spegnere un rogo di quell'entità non è certo semplice. I vigili del fuoco hanno portato a temperature molto basse i serbatoi della zona circostante e poi hanno cercato di aspirare il combustibile dalla parte inferiore, in modo da diminuirne la quantità. "Il fumo nero ha continuato ad uscire per giorni - raccontano altri testimoni - una nube scura e altissima, che si poteva vedere da chilometri di distanza". Ma cos'era quel fumo? E che effetti potrebbe avere sull'ambiente e sui cittadini che vivono nelle zone vicine alla raffineria? Tutti interrogativi che ancora non hanno ricevuto delle chiare risposte. Con alcuni studi che parlano di rischi minimi ed altri che prevedono un danno ambientale disastroso. "Non si potranno mangiare verdure per dieci anni": ha commentato un esperto nei giorni successivi all'accaduto.



FIACCOLATA Il 27 ottobre ci sarà una fiaccolata "per non dimenticare" l'incendio e per riportare alla luce un fatto, che dopo i primi giorni è ripiombato nel silenzio mediatico, mentre i cittadini si dividono tra i lavoratori della raffineria e le persone che richiedono la chiusura immediata dell'impianto. Al momento si stanno studiando dei nuovi metodi di monitoraggio e continuano le indagini sulle cause del rogo, che fino a questo momento è stato attribuito al cedimento del tetto del serbatoio. In molti chiedono l'intervento del Governo per mettere chiarezza sul'accaduto e per evitare che succedano ancora episodi come questi, che possono trasformarsi in tragedie come quella del 1993 o in eventi ben peggiori.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Ottobre 2014, 20:21
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