Marcello Dell'Utri condannato a 4 anni di carcere: frode da 43 milioni di euro

Marcello Dell'Utri condannato a 4 anni di carcere: frode da 43 milioni di euro
Marcello Dell'Utri, l'ex senatore del Pdl che sta scontando una pena definitiva di 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, è stato condannato a 4 anni di reclusione al processo con rito abbreviato in cui è imputato con altre persone per una presunte frode Iva da circa 43 milioni di euro.





La vicenda riguarda una compravendita di spazi pubblicitari televisivi. Il gup milanese Maria Carla Sacco per altre tre persone ha inflitto pene fino ai tre anni e mezzo. 

Il gup Sacco, che ha assolto Dell'Utri dall'accusa di bancarotta documentale (rpt documentale) e ha dichiarato per lui e per i suoi coimputati la prescrizione dei reati commessi prima del 2008, ha inflitto 4 condanne, e non 3 come scritto in precedenza, a pene che vanno dai 2 anni e mezzo ai 3 anni e mezzo. Inoltre il giudice ha disposto l'interdizione dai pubblici uffici e dagli incarichi direttivi in società e imprese commerciali per 10 anni e confische di beni mobili e immobili per cifre che vanno dai 238 mila euro a oltre 2 milioni di euro.

Infine, oltre ad aver accolto due patteggiamenti, il gup ha mandato a processo l'altro protagonista della vicenda e cioè Giuseppe Donaldo Nicosia, latitante e amico di lunga data e socio di Dell'Utri, peraltro coinvolto nella vicenda dei Panama Papers. Per lui e per una seconda persona il dibattimento si aprirà il prossimo 22 febbraio davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano.

Il pm Sergio Spadaro, titolare dell'indagine, per l'ex senatore aveva chiesto 5 anni di reclusione e per gli altri imputati condanne comprese tra i 4 e i 3 anni, ipotizzando a vario titolo accuse che andavano dalla frode fiscale alla omessa dichiarazione dei redditi, dalla bancarotta fraudolenta alla appropriazione indebita.

Secondo la ricostruzione della Procura Dell'Utri, con la complicità anche di Nicosia, socio nella spagnola Tome Advertising, società che con Ics (poi fallita) e Tome Italia è al centro dell'inchiesta, avrebbe frodato l'erario per non aver versato l'Iva pari a una cifra di oltre 43 milioni di euro nel periodo 2005-2011.

Frode realizzata attraverso gli spazi commerciali venduti dai concessionari Publitalia 80 per le reti Mediaset e da Sipra per le reti Rai (non indagate), con l'interposizione di società «cartiere» (Ics), e tramite fatture inesistenti per circa 258 milioni. Il giudice, che depositerà le sue motivazioni entro 90 giorni, ha però dichiarato la prescrizione dei reati commessi prima del 2008
Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Novembre 2016, 17:27
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