In Italia calano i neet, ma c'è il paradosso: aumentano occupati e disoccupati

In Italia calano i neet, ma c'è il paradosso: aumentano occupati e disoccupati

di Lorena Loiacono
Li chiamano neet, gli inattivi senza lavoro né studio, e per anni sono aumentati in quota sempre maggiore. Ora si cambia rotta: il triste trend, che riguarda i giovani sotto i 25 anni, si è fermato. Scendendo sotto la soglia dei minimi storici. Secondo i dati Istat, infatti, in un anno gli inattivi sono diminuiti di mezzo milione toccando una percentuale mai così bassa dal 1977 data di inizio delle rilevazioni. Il tasso di disoccupazione, tra gli under25, cala al 37,1% e i senza lavoro non raggiungono le 600 mila unità. Un segnale decisamente positivo che va di pari passo con l'aumento del numero degli occupati.

Tra coloro che hanno trovato un lavoro, infatti, ci sono 56 mila autonomi, che sono riusciti a inventare il loro lavoro, e su base annua ci sono i dipendenti a tempo indeterminato con un aumento di 264 mila unità. Segnano invece una leggera riduzione quelli con contratto a termine. Buona anche l'avanzata degli over50 che, tra le loro fila, nell'ultimo anno contano in media più di un occupato al giorno. «I dati dell'Istat - spiega il ministro del lavoro, Giuliano Poletti - evidenziano un quadro complessivamente positivo. Il tasso di occupazione riaggancia i livelli di giugno 2009». A rovinare la festa, però, c'è la quota dei disoccupati: anch'essa in crescita. Un paradosso tutto italiano, quello rilevato dai numeri statistici. Nel solo mese di settembre, infatti, le persone con un impiego sono aumentate di 45mila unità, portando quindi complessivamente a 265 mila il saldo in attivo sull'anno. «Da febbraio 2014 a oggi - ha precisato il premier Matteo Renzi sui suoi canali social - ci sono 656 mila posti di lavoro in più, il 75% a tempo indeterminato».

Il rovescio della medaglia però c'è. Ed è la quota dei senza lavoro, anch'essa in crescita: sono 100 mila i disoccupati in più rispetto a un anno fa, superano i 3 milioni con il tasso all'11,7%. Intanto l'industria italiana regge sulle sue posizioni: «I dati - ha spiegato Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria - confermano che siamo il secondo Paese industriale in Europa e al settimo posto nel mondo. Il problema, quindi, non è dove siamo ma dove potremo andare».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 4 Novembre 2016, 10:08
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