Emanuele, ucciso dal branco: c'è un terzo fermato, è un 24enne

Emanuele, ucciso dal branco: c'è un terzo fermato, è un 24enne
C'è un terzo fermato nell'ambito dell'inchiesta sul pestaggio e la morte di Emanuele Morganti, avvenuta ad Alatri il 26 marzo: si tratta di Michel Fortuna, 24 anni, che è stato fermato oggi pomeriggio dalla procura di Frosinone, dopo i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, in carcere dal 27 marzo scorso. Secondo il procuratore Giuseppe De Falco, che coordina l'inchiesta sull'uccisione del 20enne, il decreto di fermo si è reso necessario alla luce della «rilevantissima pericolosità» di Fortuna che avrebbe avuto un ruolo attivo nelle fasi del'aggressione, e del pericolo che il fermato potesse darsi alla fuga o inquinare le prove. 
 
 
Tutti gli otto indagati, in carcere sono dunque tre per il momento, sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi: il padre di Castagnacci, Franco, e i quattro buttafuori del Mirò Music Club, Manuel Capoccetta, Damiano Bruni, Pjetri Xhemal e Michael Ciotoli. I vigilantes avrebbero pestato Emanuele prima dentro e poi all'esterno del locale, usando anche un manganello. Fortuna potrebbe essere la persona indicata da due testimoni come «Michel l'albanese», che avrebbe a sua volta preso parte alla caccia all'uomo. Intanto due giorni fa Franco Castagnacci è stato interrogato in Procura a Frosinone: «Il mio assistito ha ricostruito nei dettagli ogni atto di quella sera fornendo elementi per ricostruire la vicenda - ha detto Marilena Colagiacomo, difensore di Franco Castagnacci - Franco - ha anche ribadito di essere intervenuto in aiuto a Emanuele».

Presto sarà compiuto un secondo accertamento tecnico dopo l'autopsia sul corpo di Morganti. Si verificherà la presenza di tracce biologiche - sangue della vittima - sulla Skoda blu sulla quale avrebbe sbattuto la testa, una lesione forse decisiva. Gli indagati potranno nominare dei periti di parte per l'esame. Intanto il delitto di Alatri ha conseguenze anche al Csm. Sarà aperta una pratica sul Gip di Roma che scarcerò Mario Castagnacci fermato per droga poche ore prima dell'omicidio. Il magistrato rischia il trasferimento. A difenderlo l'Associazione nazionale magistrati, secondo cui «ogni interferenza esterna, che non sia frutto dell'esercizio di un attento e ponderato diritto di critica, è inaccettabile in quanto volta a incidere sul libero convincimento del magistrato traducendosi in un'aggressione alla funzione giudiziaria».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 10 Aprile 2017, 21:05
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