8 marzo, la protesta delle donne: "Le nostre vite valgono di meno"
di Valeria Arnaldi
Le sigle di base e la Flc Cgil hanno risposto all’appello. I confederali hanno preso le distanze. A Roma, dove si è tenuta la manifestazione principale, la marcia organizzata dalla rete Non Una di meno ha colorato di fucsia le piazze, al grido di “Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo”. In piazza, femministe storiche ma anche studentesse e precarie. Tutte insieme - non sono mancati uomini - per far sentire la propria voce contro le disparità sul lavoro, negli stipendi, nella quotidianità. Contro le discriminazioni e la violenza che ogni anno uccide più di cento donne. E di femminicidio ha parlato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso in occasione dell’8 marzo, ricordando come ormai in Italia sia «un’emergenza sociale tragica e inquietante».
Da Susanna Camusso, segretaria generale Cgil, il richiamo al forte divario nei salari di uomini e donne. Intanto, però, ad animare il dibattito sono state le proteste di piazza. Sin dall’annuncio, lo sciopero ha diviso molti - e molte - sia nello pratica della partecipazione, sia nei successivi commenti sui social. Molte le proteste per i disagi e molti anche gli interrogativi di quanti non hanno condiviso le ragioni per incrociare le braccia e “fermare” le città. Lo sciopero delle donne, “Lotto Marzo”, si è tenuto in 40 Paesi, in modi diversi, tra sit-in, manifestazioni, cortei, letture, astensione dal lavoro, sciopero bianco, sciopero in casa.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2017, 08:42
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