Tunisi, tutti in strada per la pace dopo la strage.
Renzi al fianco di Hollande e Abu Mazen

Tunisi, tutti in strada per la pace dopo la strage. ​Renzi al fianco di Hollande e Abu Mazen

di Valeria Arnaldi
ROMA - «Basta odio e morte». È un messaggio chiaro – e forte - quello inviato ieri dagli striscioni dei manifestanti e, più ancora, dalla massiccia partecipazione di persone alla marcia internazionale contro il terrorismo, tenutasi a Tunisi, per “rispondere” all'attentato al museo del Bardo, a undici giorni dalla sua messa in atto. E, soprattutto, dopo la morte della ventiduesima vittima, una turista francese, deceduta sabato in ospedale.





In migliaia si sono uniti nel corteo al grido ufficiale di «Le monde est Bardo», che ha visto, nelle sue fila, anche i leader mondiali, come il presidente francese François Hollande, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e il premier italiano Matteo Renzi.



Sotto la sorveglianza di cecchini schierati sui tetti, il corteo ha attraversato la città. Hollande e Renzi hanno deposto una corona di fiori alla stele in memoria delle vittime dell'attentato. «La Tunisia non è sola – ha dichiarato Renzi - Siamo qui accanto alle autorità tunisine per dire che non la daremo vinta ai terroristi e continueremo a combattere per gli ideali di pace, libertà e fraternità ovunque». E ancora: «Non lasceremo il futuro in mano agli estremisti». «Siamo qui per esprimere solidarietà – ha affermato la presidente della Camera, Laura Boldrini – e rafforzare il processo democratico».



Tunisi si è stretta intorno alle vittime, per ribadire la forza della sua democrazia. E intorno a sé e alla sua battaglia per la democrazia ha riunito la scena internazionale. In contemporanea alla marcia, il premier Habib Essid ha annunciato la morte del leader del gruppo terrorista cui facevano capo gli attentatori, ucciso dalle forze di sicurezza tunisine. L'uomo, Khaled Chaib, leader del gruppo terrorista locale Ukba Ibn Nafi, è stato ucciso nella sera di sabato insieme ad altri otto miliziani, in un raid nella regione di Gafsa. Intanto, i capi di Stato dei Paesi della Lega Araba hanno approvato la formazione della forza militare congiunta per affrontare le minacce alla sicurezza nazionale, l'espansione dei gruppi terroristici e le ingerenze straniere.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Marzo 2015, 12:19
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