La Corte dei Conti: cambiare l'8 per mille.
"Vale 1,2 miliardi, ma lo Stato è distratto"

"Cambiare l'8 per mille: vale 1,2 miliardi, ma lo Stato è distratto"
Risorse per 1,2 miliardi sulle quali lo Stato, sempre alla ricerca di coperture e in affanno sul budget, ostenta, da vent'anni, un evidente disinteresse «in violazione dei principi di buon andamento, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione». Sono gli introiti provenienti dall'8 per mille dell'Irpef che ogni anno vengono destinati alle confessioni religiose, fra cui la Chiesa Cattolica, e allo Stato, a seconda della scelta fatta dal contribuente. È quanto emerge dall'ultima delibera della Corte dei Conti sulla «destinazione e gestione dell'8 per mille».



Nella sua Relazione i giudici contabili ritornano a chiedere una revisione di un sistema che «diviene sempre più gravoso per l'erario». Mentre lo Stato a causa della crisi economica si trova costretto a «ridurre le spese sociali», la quota di Irpef «a favore delle confessioni continua in controtendenza, ad incrementarsi» e da tempo ha superato «il miliardo di euro annuo».



La relazione si spinge ad affermare che «il cospicuo intervento finanziario dello Stato disegnato dall'8 per mille ha contribuito ad un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa Italiana». E a riprova ne ricorda le cifre. Quando il sistema dell'8 per mille divenne operativo nel 1990 - andando a sostituire le risorse che dallo Stato pervenivano alla Chiesa cattolica attraverso dei supplementi di congrua e dei contributi per l'edilizia di culto - la Chiesa Cattolica ottenne 200 milioni che, osserva la Corte, erano all'incirca la contribuzione fino all'ora ricevuta. Nel giro di 24 anni la cifra è salita sopra il miliardo (esattamente 1.054.310.702,82 euro), ovvero il 400%. Nel complesso, nel 2014, l'8 per mille ha garantito alle diverse confessioni e allo Stato quasi 1,3 miliardi.



Di questi allo Stato vanno appena 170 milioni (circa il 17% di quanto incassa la Chiesa). Il resto va alle altre confessioni con in testa la Chiesa Evangelica Valdese con quasi 41 milioni. Lo scarto fra i due maggiori competitor (Chiesa e Stato) è, secondo la Corte dei Conti, effetto soprattutto «dello scarso interesse dello Stato per la propria quota di competenza». Tanto che in tutti i 20 anni di vita dell'istituto i diversi Governi non hanno mai voluto attivare iniziative promozionali, spot televisivi o altro per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle iniziative dello Stato realizzate con l'8 per mille. Questo «ha contribuito a produrre la marginalizzazione dell'iniziativa pubblica e compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti».



Questa noncuranza finisce poi per essere moltiplicata la meccanismo dell'assegnazione dell'aliquota secondo un sistema che la Corte dei Conti definisce: «non del tutto rispettoso dei principi di proporzionalità, di volontarietà e di uguaglianza» per cui gli «optanti» decidono anche per gli «inoptanti» aumentando così il peso effettivo della singola scelta. Ora sembra che nel 2016 il Governo abbia attivato una campagna pubblicitaria. L'iniziativa - si legge nella Relazione - è allo studio. In attesa del prossimo 730.
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Novembre 2015, 11:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA