Ministri, alti funzionari e vari oligarchi del cerchio magico di Vladimir Putin finiscono, insieme ai bond russi, nella prima black list preparata dai Paesi Ue: «Ma non è che l'inizio», mettono in chiaro a Bruxelles. Dopo le ultime verifiche degli esperti legali, le sanzioni sono state adottate e sono entrate in vigore ieri, 48 ore dopo l'annuncio con cui Vladimir Putin ha riconosciuto le due entità separatiste di Donetsk e Lugansk, dove ha inviato forze dell'esercito russo. «Com'era quella storia dell'Unione europea lenta e goffa?», ha twittato l'ambasciatore Ue a Kiev Matti Maasikas.
Putin si prepara al conflitto in nome della nostalgia, un tratto dell’anima russa
UNANIMITÀ
L'Europa c'è, vuole fare sul serio, anche se gradualmente, schierando un fronte comune: per approvare le misure restrittive serve infatti l'unanimità dei 27 Stati membri, e pure il premier ungherese Viktor Orbán - in tempi normali il maggiore indiziato di simpatie filorusse - ha fatto sapere a più riprese che sta con i partner europei e sostiene con convinzione la reazione contro Mosca. Si comincia per step, ma è più che un avvertimento, d'accordo con gli alleati che infatti seguono lo stesso schema - da Washington a Londra, da Tokyo a Ottawa -: dopo la fase uno, infatti, è sempre più probabile (e inevitabile) che ci sia una fase due, soprattutto in caso di avanzata verso ovest, nel resto del Donbass non occupato. Per questo i leader arrivano oggi a Bruxelles per una riunione straordinaria: si confronteranno sulle prossime mosse con i telefoni sottochiave, com'è ormai prassi quando il Consiglio europeo discute di Russia.
PUNTO DI PARTENZA
Le sanzioni appena adottate - un pacchetto lungo centinaia di pagine - sono un punto di partenza, a cui va aggiunto l'alt, per ora temporaneo, all'autorizzazione del gasdotto Nord Stream 2: anzitutto c'è lo stop all'acquisto e allo scambio dei titoli di Stato della Russia, della sua Banca centrale e di altre entità finanziarie legate a Mosca. Come fatto anche dagli Usa, l'Ue vuole mettere un freno alla possibilità per la Russia di finanziare il proprio debito sul mercato dei capitali. Una mossa destinata a non fare troppo male, però, secondo vari analisti, vista la tradizionale scarsa presenza di titoli russi nei portafogli di investimento.
È comunque la misura più generalizzata tra quelle approvate ieri dagli ambasciatori Ue, che per il resto sono mirate: nell'obiettivo finisce chi ha avuto un ruolo attivo o ha facilitato l'illegale riconoscimento delle due autoproclamate repubbliche, così come i beni prodotti a Donetsk e Lugansk e i traffici commerciali con i due territori, storico polo produttivo di acciaio e carbone in crisi dopo le ostilità iniziate nel 2014.
Nella lista non figura il nome di Putin, che però potrebbe comparire in un secondo momento.
A loro vengono negati i visti per l'Europa e congelati beni e conti correnti nel continente (che spesso gli oligarchi schermano, tuttavia, con prestanome). Al gruppo si aggiungono personalità vicinissime a Putin come Yevgeniy Prigozhin, il capo di fatto dei mercenari della Wagner già sanzionati dall'Ue per le operazioni destabilizzatrici in Africa, e i suoi familiari, e il vicepresidente della banca Vtb Denis Bortnikov, e pure tre istituti di credito privati già nel pacchetto di Usa e Uk (Veb, Promsvyazbank e Bank Rossiya).
PROPAGANDA INVASIVA
Colpiti anche i vertici dell'esercito, dal comandante della Marina a quello delle forze di terra. Ma quanto sta avvenendo nell'est dell'Ucraina - e su questo punto Bruxelles è sempre stata chiara - non è un'operazione di aggressione convenzionale che riguarda il solo apparato militare. C'è tutta una rete di disinformazione profonda e di propaganda invasiva che innerva le operazioni dirette dal Cremlino e che infatti finisce nel mirino: sanzioni per la direttrice di Russia Today Margarita Simonyan, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, il direttore di un gruppo editoriale attivo in Crimea e pure un conduttore tv.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Febbraio 2022, 09:17
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