La parete dell’aula dell’asilo di Stanytsia Luhanska, al confine orientale dell’Ucraina nel Donbass, ha le allegre decorazioni di un edificio che ospita bambini in giovane età: caricature di personaggi dei fumetti stampate in rosso su uno sfondo giallo; il dipinto di una scena tropicale con una giungla contornata da palme, e un elefante e un serpente in bella vista. Ma in un angolo della stanza ha fatto irruzione la guerra. Al lato del murale c’è ora uno squarcio rotondo, quello causato dai colpi di mortaio che hanno centrato il palazzo ieri mattina. La follia degli adulti ha fatto irruzione nella stanza con la violenza dei proiettili che hanno abbattuto parte del muro esterno.
Restano i segni del singolo istante che può rovesciare gli equilibri dell’infanzia: i mattoni caduti e i calcinacci sono ora mischiati sul pavimento ai palloni di plastica e ai blocchi colorati con i quali i bambini giocavano fino al giorno prima. La polvere copre gli hula hoop e una scaletta di corda. L’unica fotografia disponibile del bombardamento non mostra persone all’interno della scuola, ma l’esercito ucraino che l’ha diffusa dice che i bambini erano presenti al momento dell’attacco, anche se nessuno di loro è rimasto ferito. Sappiamo però che l’esplosione che ha colpito l’edificio è stata accompagnata da scariche di artiglieria che hanno allarmato i diecimila abitanti del paese, e li hanno costretti a trovare rifugio negli scantinati delle proprie abitazioni. L’incubo che ha tormentato le notti di tanti ucraini negli ultimi mesi ha ora una prima, terrificante istantanea che descrive un futuro possibile per il paese. La scena si è ripetuta in un liceo nella città di Vrubvoka dove tre studenti sono rimasti feriti.
IL CONFINE
La matrice dell’attacco non è chiara. I russi dicono che sono stati gli stessi ucraini ad iniziare schermaglie armate lungo il confine e che l’incidente è dovuto alla eccessiva e immotivata militarizzazione dei loro vicini.
L’ESPULSIONE
Comunque sia andata, si è trattato con ogni probabilità di un’azione dimostrativa, un monito esplicito e crudele che aggiunge la forza grafica di una foto alle minacce che da tre mesi aleggiano sulla testa dei civili ucraini. Altrettanto simbolica è stata l’espulsione ieri del viceambasciatore Usa, Bart Gorman, da Mosca. Il diplomatico aveva lasciato il paese la settimana scorsa, ma aveva ancora in tasca le credenziali necessarie per il ritorno. Ieri i suoi documenti sono stati invalidati dal governo russo, nello stesso giorno in cui il capo di Gorman, l’ambasciatore John Sullivan, riceveva la replica scritta alla proposta di mediazione che l’amministrazione Biden aveva presentato a Putin a fine gennaio.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Febbraio 2022, 14:23
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