Libia, Haftar bombarda l'unico aeroporto operativo di Tripoli: migliaia di civili in fuga
I RAID
La nuova giornata ad alta tensione nella Tripolitana è iniziata con i raid dei jet dell'aviazione militare del governo che hanno colpito la base aerea di al-Watiyah, 130 chilometri a sud-est di Tripoli, sotto il controllo dell'Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar. Nel frattempo il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha lanciato un monito al generale chiedendo «l'immediato arresto» della sua avanzata verso Tripoli.
LEGGI ANCHE: Trump non ostacola il generale: «Un favore ad Abu Dhabi e Riad»
GOVERNO LIBICO PERDE PEZZI
Il vice presidente del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale, Ali Al-Qatrani, ha annunciato le sue dimissioni e ha espresso il suo sostegno all'operazione dell'Esercito nazionale libico (Lna) a Tripoli. Lo rende noto il Asharq Al-Awsat riportando dichiarazioni dello stesso Qatrani. Qatrani ha detto che Fayez al-Sarraj è «controllato» dalle milizie e tale azione «condurrà la Libia solo verso ulteriori sofferenze e divisioni». «Attraverso l'incoraggiamento di queste milizie, Sarraj ha violato l'accordo politico sulla Libia abusando dei privilegi concessi a lui come capo del Consiglio presidenziale», sottolinea Qatrani che saluta la marcia della Lna su Tripoli con lo scopo di liberarla dalle bande terroristiche e criminali.
LEGGI ANCHE: Libia, Haftar lancia missili su Tripoli: civili uccisi, Sarraj lancia la controffensiva “Vulcano di rabbia”. L'Onu: «Tregua»
LE AZIENDE ITALIANE
«Alcune aziende italiane» operative a Tripoli, anche del settore Oil & Gas, sono rientrate.
Lo rende noto il presidente della Camera di Commercio italo-libica, Gianfranco Damiano, interpellato sulla questione da Aki-Adnkronos International. «Non tutte le aziende italiane sono andate via, alcune sono rimaste» in particolare quelle del settore «manutenzioni», spiega Damiano, il quale afferma che tra le imprese rientrate in Italia figurano «una parte di quelle che si occupano di Oil & Gas e di impiantistica».
Il presidente della Camera di Commercio precisa che gli imprenditori italiani a Misurata e Bengasi sono rimasti in Libia, mentre sono per lo più quelli di Tripoli ad aver lasciato il Paese. Damiano afferma che i lavoratori italiani in Libia sono in ogni caso un numero ridotto. «Il lavoro delle imprese italiane continua», conclude il presidente della Camera di Commercio italo-libica, aggiungendo che «prossimamente» un gruppo di imprenditori italiani sarà a Bengasi per «sviluppare» i contatti stabiliti nel corso della missione che si è tenuta a febbraio nella città della Libia orientale.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Aprile 2019, 15:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA