LE TENSIONI

L’Isis rivendica l’attentato al cimitero di Kerman. Usa: «Colpita una milizia filoiraniana a Baghdad»

Gli aggiornamenti in tempo reale sulla situazione in Medio Oriente

Gallant: piano per il futuro di Gaza con quattro attori

La futura gestione della Striscia di Gaza dovrà essere affidata a quattro attori che opereranno in sintonia: l'esercito israeliano, l'Egitto, una task force multinazionale e una coalizione di comitati palestinesi locali: questo - secondo la televisione pubblica Kan - un piano elaborato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant assieme con i vertici militari. Quel piano, ha aggiunto l'emittente, sarà discusso stasera dal gabinetto di guerra e poi da un forum allargato: il "gabinetto politico-di sicurezza".

Isis rivendica l'attentato: due i kamikaze

L'Isis ha rivendicato ufficialmente con una nota pubblicata sui social la responsabilità dell'attacco di ieri a Kerman, in Iran, in occasione delle celebrazioni per la morte del generale Qassem Soleimani. Responsabili delle esplosioni, fa sapere lo Stato islamico, sono stati due kamikaze. 

«Nell'ambito di una battaglia, con la grazia di Dio Onnipotente, i due fratelli martiri, Omar Al-Muwahid e Saifullah Al-Mujahid, si sono avviati verso un grande raduno di sciiti politeisti vicino alla tomba del loro leader morto, Qassem Suleimani, dove hanno fatto esplodere le loro cinture esplosive in mezzo alla folla, provocando l'uccisione e il ferimento di oltre 300 sciiti», si legge nel testo di rivendicazione dell'Isis.

«L'Isis rivendica attentato in Iran»

L'Isis avrebbe rivendicato la responsabilità delle due esplosioni di ieri a Kerman, in Iran, che hanno provocato la morte di 84 persone e il ferimento di altre 284.

Lo riporta su X 'Mizan', il sito della Magistratura iraniana, citando «alcuni rapporti sui media».

Al Jazeera: 14 morti in raid vicino zona evacuazione Gaza

Il network Al Jazeera riferisce che stanotte «ci sono stati costanti bombardamenti vicino alla zona di evacuazione di al-Mawasi, dove l'esercito israeliano ha dato istruzioni alle persone di rifugiarsi» e «una casa vicino a quell'area è stata distrutta. Le due famiglie che vi si rifugiavano sono state uccise, per un totale di 14 persone. La vittima più giovane aveva cinque anni e la maggioranza aveva meno di 10 anni». In un episodio separato riportato dall'agenzia palestinese Wafa, 6 persone sono morte in un attacco aereo su terreni agricoli che ospitavano gli sfollati a ovest di Khan Yunis.

Compie un anno il più piccolo ostaggio di Hamas

Ha compiuto un anno il più piccolo degli ostaggi israeliani, Kfir Bibas, rapito il 7 ottobre con il fratellino Ariel di quattro anni, e i genitori e portato a Gaza. Nelle scorse settimane Hamas ha diffuso un video in cui il padre veniva informato in diretta che la moglie e i due bambini sono morti, ma per il momento non c'è stata nessuna conferma che non siano più in vita. Le tv israeliane e i social mostrano di continuo le immagini del rapimento, ripreso dai terroristi, in cui si vede la madre dei due piccoli, Shir, che tiene in braccio i figli dai capelli rossi cercando di proteggerli con una coperta.

di Marco Ventura

La prima esplosione ha squassato alle 3 del pomeriggio, ora locale, la folla e la strada che porta al cimitero di Kerman, alla tomba di Qassem Soleimani storico e carismatico capo della forza Qods dei pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniana, nell'Iran sudorientale a 820 km da Teheran. Eppure, a provocare il maggior numero di morti è stata la seconda esplosione, venti minuti dopo. La prima a 700 metri dalla tomba, la seconda a un chilometro e proprio nella direzione in cui la gente che era in fila a rendere omaggio al grande generale è scappata per cercare rifugio, mentre in senso inverso si precipitavano i soccorritori. Una carneficina. «Uno scoppio mostruoso, ho avvertito un dolore immenso e non ho più sentito le mie gambe», racconta alla Tv iraniana una delle superstiti. Oltre 100 i morti, una conta che però in serata era ancora provvisoria.

Ufficialmente 103, ma secondo fonti non ufficiali si potrebbero superare i 180. Oltre 200 i feriti. Gli inviati della Tv Al Jazeera hanno subito raccontato dei molti bambini. Erano soprattutto civili e questo fa pensare che non fosse un attacco mirato come quello che nella periferia sud di Beirut ha ucciso l'altro ieri, con la precisione di un drone, il numero 2 di Hamas Saleh al-Arouri, nel suo ufficio libanese, a opera degli israeliani anche se non l'hanno rivendicato. Quella di Kerman in Iran è la strage terroristica più sanguinosa dai tempi della rivoluzione del 1979. Che sia terrorismo lo ha detto subito il governatore della regione. Ma se in un primo momento le autorità centrali, pur alludendo a un coinvolgimento israeliano e forse americano, non si sono sbilanciate sulla matrice dell'attentato, nelle ore successive è arrivato l'affondo del vice capo dello staff per gli Affari politici del presidente iraniano Ebrahim Raisi: «Washington afferma che Stati Uniti e Israele non hanno avuto alcun ruolo nell'attacco terroristico. Veramente? La volpe annusa per prima la propria tana. Non fate errori ha proseguito l'esponente di Teheran La responsabilità di questo crimine ricade sugli Stati Uniti e sui regimi sionisti e il terrorismo è solo uno strumento».


«Gli odiosi criminali avranno una risposta severa e la giusta punizione», promette invece la Guida Suprema Ali Khamenei (che di Soleimani era il grande protettore, al punto che il capo dei pasdaran sembrava avviato ad assumere la presidenza dell'Iran). I responsabili, per Khamenei, sono genericamente «i nemici diabolici della nazione iraniana».

Il presidente, Ebrahim Raisi, ha cancellato una visita in Turchia prevista oggi per discutere con Erdogan gli sviluppi della crisi israelo-palestinese e libanese. A suo dire, i responsabili saranno presto «identificati e puniti, i nemici della nazione devono sapere che non potranno mai spezzare la nostra solida determinazione». E Ahmad Vahidi, il ministro dell'Interno, promette «una risposta forte e distruttiva nel più breve tempo possibile». Condanne e condoglianze arrivano da tutto il mondo, a cominciare da Putin, alleato oggi dell'Iran in Medio Oriente, che parla di «uccisioni di civili che visitano un cimitero, scioccanti per crudeltà e cinismo». Il bilancio di 211 feriti è destinato a salire, come le vittime. Per via della folla investita dalle schegge della duplice esplosione. Decine i corpi ripresi a terra dalla televisione iraniana, tra la polvere e il sangue. Le mutilazioni, le urla, la corsa affannosa dei superstiti presi del panico, e i soccorritori chini sui corpi martoriati. A Teheran, c'è chi sostiene la tesi di «una sola regia» dietro l'attacco al cimitero in cui è sepolto Soleimani, l'attentato di Beirut in cui è stato eliminato al-Arouri, e l'uccisione in un raid in un sobborgo di Damasco del comandante dei pasdaran iraniani in Siria, Sayyed Razi Mousavi. La regia unica sarebbe, ovviamente, quella di Tel Aviv. Un filo rosso che secondo fonti raccolte dall'AdnKronos non si è poi concretato in una chiara e pubblica accusa a Israele «per non essere costretti a reagire subito, anche se l'attacco è di un livello tale che prima o poi una risposta dovrà arrivare».

IL CONFLITTO

A Teheran dicono che sia Israele a voler coinvolgere l'Iran in un conflitto aperto. In realtà, Soleimani era stato il geniale (e diabolico, per l'Occidente) ideatore della strategia della guerra portata avanti dai Proxy, le milizie sciite in Libano, Siria, Iraq, Yemen, che stanno conducendo in queste settimane una guerra diffusa e a bassa intensità, insidiosissima, che da un lato tiene impegnato Israele sul fronte libanese e siriano, dall'altro mette in pericolo perfino la navigazione commerciale nel Mar Rosso per via degli attacchi missilistici e dei barchini di ribelli Houthi yemeniti filo-Iran. Il contributo essenziale dato proprio da Soleimani alla causa anti-Israele e anti-Occidente in tutta la regione è stato sottolineato ieri costantemente dal leader di Hezbollah in Libano, Nasrallah. «Quello che abbiamo oggi è il frutto di un lavoro di vent'anni». Il cosiddetto "Asse della resistenza" sarebbe il parto della visione strategica di Soleimani, di cui Nasrallah si considera in qualche modo il continuatore ed erede, anche se ribadisce il carattere nazional-libanese del suo movimento.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 5 Gennaio 2024, 10:05
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