Coronavirus, l'Oms: non è emergenza globale
di Claudia Guasco
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POSIZIONE ATTENDISTA
L'epidemia è già approdata in Giappone, Hong Kong, Macao, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia, Singapore, Vietnam e Stati Uniti. Quattro i casi sospetti in Scozia, sei in Irlanda, mentre i due in Francia sono risultati negativi. «È troppo presto per dichiarare l'emergenza internazionale. Non facciamo errori. Riguarda la Cina, non è ancora diventata un'emergenza sanitaria globale», annuncia l'Oms al termine della riunione del comitato. «Dobbiamo stare molto attenti all'inizio di un'epidemia nel trarre conclusioni sulla gravità. Dobbiamo attenerci ai fatti, ovvero a ciò che sappiamo al momento: che ci sono stati 17 morti su 575 casi di contagio». Significa che le manifestazioni del virus 2019-nCoV al di fuori della Cina vengono ritenute ancora poche e le contromisure finora assunte sufficienti per arginare il virus, che sarebbe stato trasmesso dai serpenti. La posizione attendista dell'Oms, per la quale il coronavirus non è ancora allarme globale, lascia sorpreso il nostro ministero della Salute che, da quanto si apprende, ritiene singolare che l'organizzazione non si sia ancora mossa. Al termine del comitato di emergenza di ieri, l'agenzia dell'Onu si è limitata a comunicare l'avvio di una «missione multidisciplinare internazionale» che avrà tra i suoi obiettivi «il potenziamento della sorveglianza delle infezioni respiratorie acute gravi nelle regioni interessate, il rafforzamento delle misure di contenimento e mitigazione del coronavirus». Inoltre indagherà sulla «causa di origine animale del nuovo virus e sull'entità della trasmissione da persona a persona». Al momento, spiega il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, «non ci sono prove di passaggio da uomo a uomo al di fuori della Cina. Ciò non significa che non accadrà». Le metropoli cinesi hanno decretato il coprifuoco: chiusa la Città proibita di Pechino, annullati - così come a Macao - i festeggiamenti per il Capodanno del 25 gennaio, occasione nella quale si spostano milioni di persone. E con esse il virus. «Assistiamo ora a una diffusione di seconda e terza generazione», avverte David Heymann, dell'Oms. All'inizio il morbo sembrava passare solo attraverso contatti molto ravvicinati, come abbracci, baci o la condivisione di utensili da cucina, adesso invece pare che anche uno starnuto o un colpo di tosse possano essere pericolosi.
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QUARANTENA
Sulla base delle attuali conoscenze, fa sapere la Commissione nazionale per la sanità cinese, il periodo di incubazione è di 14 giorni. Venti milioni di cittadini sono coinvolti nella gigantesca operazione di quarantena: dopo Wuhan, blindate anche Xianning, 2,5 milioni di abitanti, e Huanggang, sei milioni e mezzo, a 60 chilometri dalla capitale della provincia di Hubei ritenuta il focolaio e dove ieri sono stati bloccati tutti i trasporti pubblici, compresi treni e aerei. Le misure di sicurezza sono scattate anche a Ezhou e Xiantao, a Wuhan i soldati presidiano la stazione ferroviaria. I centri commerciali sono deserti, gli abitanti fanno lunghe code fuori dai supermercati con gli scaffali ormai quasi vuoti e tutti indossano mascherine, obbligo imposto dalle autorità. Il colosso tech Huawei ha annunciato il rinvio di una conferenza per sviluppatori in programma a febbraio a Shenzhen: «Attribuiamo grande importanza alla salute e incolumità di tutti gli ospiti».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 24 Gennaio 2020, 12:47
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