«C'è una ironia diffusa e una scarsa consapevolezza sulla corretta declinazione al femminile dei ruoli - spiega la presidente emerita - Frutto di anacronismo e resistenza culturale. Eppure il linguaggio può essere motore del cambiamento». Per Maraschio il senso più profondo della parità sta nella differenza, nel riconoscimento della specificità delle donne anche attraverso il linguaggio.
«Un nostro sondaggio della Crusca ha messo in evidenza come le difficoltà ad accettare la declinazione femminile e le resistenze arrivino a volte anche dalle donne nel timore che coincida con una diminuzione di autorità». I casi più difficili riguardano parole come magistrata, architetta, ingegnera, mentre ministra e sindaca, grazie anche ai media sono entrate nel linguaggio comune.
La Crusca, considerata custode delle radici culturali e della grammatica italiana, si fa promotrice del linguaggio modellato sulla realtà. «Un autorevole sostenitore di questa salutare modernizzazione della lingua è stato Francesco Sabatini presidente della Crusca dal 2000 al 2008 - ricorda Maraschio - Tra i media mi piace citare l'ex direttore dell'Ansa Sergio Lepri.
Grazie a lui l'Agenzia è stata pioniera nell'aprire la strada all'innovazione della lingua in armonia con il cambiamento della società».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Maggio 2019, 17:31
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