Barbara Pelletti, presidente di Cassandra: «Tante vittime riaccolgono in casa mariti violenti, a rischio loro e i figli»
di Maria Lombardi
Coronavirus, il ministro Lamorgese: «Risposte immediate alle vittime di violenza»
Coronavirus, l'Agenzia Onu per i rifugiati: «Massima allerta per donne e bambini»
Commissione sul Femminicidio: le donne vengono picchiate ogni giorno è allarme
Coronavirus Roma, la dirigente di polizia: «Violenze domestiche, boom di fatti gravi. Anche i vicini denuncino»
E chissà quante donne si sono trovate in pericolo, nelle settimane di lockdown. E quanti bambini hanno visto e sopportato in silenzio. «Siamo molto preoccupati per loro, non ci si occupa abbastanza dei bambini e della violenza assistita - aggiunge la psichiatra - ma sappiamo bene che i figli coinvolti in questo genere di conflitti ne escono massacrati. Sono bambini devastati, manifestano ritardi cognitivi e di linguaggio, hanno a loro volta comportamenti violenti. Sappiamo bene che i tempi di incertezza materiale, sociale e di pericolo scatenano ancora di più la violenza. Con i tribunali chiusi, le Ctu sospese, i servizi sociali e psichiatrici ridotti i rischi diventano altissimi soprattutto nelle famiglie con separazioni conflittuali in corso o nelle situazioni in via di definizione. Nessuno ha più potuto seguire questi nuclei, nessuno sa cosa sta succedendo a questi bambini e in queste case. E non possono essere aiutati in questo momento dalle istituzioni. Già sono situazioni gravi e pericolose quando la macchina della giustizia funziona, figuriamoci adesso. Quando usciremo da questa emergenza e riaprirà tutto, dovremo fare i conti in modo diverso con la violenza subita da donne e bambini».
In che modo? «Investire molto di più nel lavoro di prevenzione. Bisogna investigare e scavare, ad esempio, nei disturbi di apprendimento che molti bambini hanno, capire se dietro al disagio tante volte ci sono sitazioni di violenza assistita. Non aspettiamo che questi drammi emergano, il problema è molto più diffuso di quanto si possa immaginare».
E servirebbe anche uno scatto culturale, smetterla di parlare di raptus e “tempesta emotiva”. «La matrice della violenza è l'anaffettività. Omicidio è l'esito di una lucida strategia e non di un raptus. Bisogna sdradicare una mentalità millennaria, e ci vuole tempo».
Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Aprile 2020, 10:43
© RIPRODUZIONE RISERVATA