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Le donne più esposte al rischio: nel mondo il 70% degli infermieri è di sesso femminile
Nove infermieri su dieci sono donne, e così pure la maggior parte dei fisioterapisti, degli assistenti, dei tecnici e dei farmacisti. Più dei due terzi dei lavoratori alle casse dei negozi di alimentari e ai banchi di fast food sono donne. I rapporti si sono ribaltati con la pandemia. E se di solito sono gli uomini a rappresentare la maggioranza dei lavoratori, adesso sono le donne ad essere in prima linea. I settori in cui è prevalente l'occupazione maschile (edlizia, trasporti pubblici alle fabbriche) hanno rallentato. La sanità, dove la presenza femminile è altissima, è divenuta centrale più che mai. E lo era già prima dell'epidemia, con 19 milioni di operatori sanitari a livello nazionale, quasi tre volte più che in agricoltura, forze dell'ordine e spedizioni messi insieme. Ora ci sono 4 infermieri per ogni agente di polizia e la richiesta in questi mesi è aumentata con gli ospedali sovraffollati e allo stremo.
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Le donne rappresentano il 73 per cento degli operatori sanitari che si sono infettati dall'inizio dell'epidemia. E non sono solo negli ospedali, a loro è affidato quasi tutto il lavoro assistenziale, tanto spesso mal pagato, di cura degli anziani e dei malati che in una società che invecchia diventa sempre più indispensabile.
Così è in tutto il mondo, si calcola che il 70 per cento degli operatori sanitari è donna.
Nella provincia di Hubei, in Cina, dove è esploso il contagio, rappresentano il 90 per cento. Più esposte al rischio, eppure si ammalano di meno e non ancora non si è capito bene perchè.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 22 Aprile 2020, 11:11
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