Coronavirus all'Ateneo Salesiano: morto a 67 anni don Gregorio, ecco chi era

Coronavirus all'Ateneo Salesiano: morto a 67 anni don Gregorio, ecco chi era

di Enrico Chillè
Coronavirus, c'è una prima vittima nel focolaio dell'Ateneo Salesiano, a Roma. È morto ieri don Gregorz Jaskot, per tutti don Gregorio, uno dei religiosi che dirigeva l'Università Pontificia Salesiana nel quartiere del Nuovo Salario. Ecco chi era il sacerdote che era stato ricoverato il 21 aprile scorso all'ospedale Sant'Andrea.

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A dare la notizia della morte di don Gregorio è lo stesso Ateneo Salesiano: il sacerdote era stato ricoverato al Sant'Andrea di Roma e trasferito pochi giorni dopo nel reparto di terapia intensiva Covid. Nel comunicato dell'Università Pontificia Salesiana si legge che «l'intera comunità accademica si stringe intorno al dolore della famiglia e lo ricorda nella preghiera». Don Gregorio, che avrebbe compiuto 68 anni il prossimo 1 giugno, dal 2008 era vice economo della Visitatoria dell'Università Pontificia Salesiana.

Don Gregorio Jaskot aveva emesso i primi voti come salesiano di don Bosco a Kutno, in Polonia, l'8 settembre del 1970. Dopo aver emesso i voti perpetui il 24 giugno del 1976 a Czaplinek, era stato ordinato sacerdote il 12 giugno del 1979. Era stato Segretario Ispettoriale dell'Ispettoria di Varsavia dal 1979 al 1984 e successivamente, dal 1990 al 1993 Vicario Ispettoriale della stessa Ispettoria. Nel 2002 è stato chiamato a lavorare presso la Casa generalizia salesiana a Roma come incaricato della Fondazione Don Bosco nel mondo e poi economo della comunità. Dal 2008 era Vice Economo della Visitatoria «Maria Sede della Sapienza» dell'Università Pontificia Salesiana.  In rispetto della normativa vigente, la salma di don Grzegorz Jaskot verrà trasferita dall'Ospedale Sant'Andrea direttamente al cimitero di Genzano per la tumulazione.

La notizia della morte di Don Gregorio ha sconvolto gli abitanti del Nuovo Salario, dove il sacerdote, insieme ad altri della sua stessa comunità, era molto conosciuto. Nel suo ultimo bollettino sul focolaio di Covid-19 all'Ups, la Asl 1 di Roma, il 29 aprile scorso, riferiva che erano in corso le operazioni per il trasferimento degli ultimi casi positivi presso strutture alberghiere dedicate. Il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica «sta proseguendo la propria attività di sorveglianza e ribadisce che la situazione relativa all'Università Pontificia Salesiana non comporta rischi per la popolazione del quartiere». Il focolaio di Covid-19 sviluppatosi fin dalla Pasqua all'Ups, secondo i dati forniti dall'Asl 1 di Roma dopo la somministrazione del tampone a tutti i 280 religiosi ospiti, ha visto 56 persone contrarre il virus oltre ai 6 casi iniziali per i quali si era reso necessario il ricovero. 

Al dolore di un'intera comunità religiosa ha voluto partecipare anche Christian Raimo, assessore alla Cultura del III Municipio di Roma. Raimo, che conosce molto bene quella realtà per avervi organizzato diversi eventi culturali, chiede però chiarezza e non risparmia alcune critiche: «Abbiamo saputo di questo focolaio quando il contagio era già in stato avanzato, ora sappiamo che ci sono circa 70 positivi. Ci sono anche dei lavoratori infettati e ci era stato detto il contrario, così come ci avevano detto che non c'erano malati gravi, questa notizia taglia le gambe. Questa storia è stata gestita male dal punto di vista comunicativo, che può essere un aiuto molto consistente al virus. Il quartiere vuole molto bene alla comunità e non c'è stata nessuna caccia all'untore, ma in poche settimane il rapporto di fiducia col quartiere si è incrinato, bastava molto poco per evitarlo. L'Ateneo Salesiano è una comunità di cittadini e non solo di religiosi, ed è soprattutto una grande università di scienze della comunicazione e di giornalismo. Per me, la mancanza di trasparenza interna ed esterna è stata ed è ancora una irresponsabilità».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Maggio 2020, 14:10
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