Ristoranti, ripresa al rallenty. «Anni per tornare ai livelli pre Covid»

Ristoranti, ripresa al rallenty. «Anni per tornare ai livelli pre Covid»

di Simona Romanò

Ristoranti da tutto esaurito nei weekend, con i tavoli prenotati per una cena in famiglia o con gli amici. Tavole calde piene nella pausa pranzo, perché con la fine dello smart working gli uffici si stanno ripopolando. Ed anche i ristoratori del dopo teatro stanno iniziando a vedere i primi frutti del ritorno alla capienza piena.

I locali sono così tornati ad essere frequentati e si respira un po’ di normalità, «anche se siamo lontani dai livelli pre-pandemia. Ci vorranno anni per medicare le ferite e recuperare le perdite», commenta Lino Stoppani presidente di Epam, l’Associazione dei pubblici esercizi milanese. «La ripartenza si concentra nel secondo semestre di quest’anno, ma non è certamente una crescita, considerando tutto quello che i ristoratori hanno perso: nel 2020, fra lockdown e restrizioni, circa 1,8 miliardi di euro rispetto al periodo pre-Covid. Quest’anno, invece, perderanno “solo” 1,2 miliardi». Un “solo” che pesa.

Tuttavia, i gestori sono «ottimisti». Perché se nell’ottobre dell’anno scorso regnavano l’incertezza e tanti timori, adesso la gente ha cambiato mentalità: ha voglia di uscire di casa e di riprendere le vecchie abitudini Ecco perché ristoranti e i bar sono presi d’assalto.

Ricordando che sono ancora in vigore le limitazioni anti-contagio (come la distanza di un metro tra tavoli), oltre al green pass obbligatorio per mangiare al chiuso, ma non all’aperto. I locali con giardino e dehor, visto le temperature ancora miti, ne approfittano per accogliere più clienti. Però, fra qualche settimana il freddo bloccherà le cenette all’esterno: allora, chi è sprovvisto di certificazione verde sarà un avventore mancato e gli scontrini caleranno.

Una nota «positiva», invece, dicono da Epam, è «il ritorno della pausa pranzo»: milanesi e pendolari stanno tornando al lavoro in presenza e l’effetto sono - al di là degli irriducibili della schiscetta - le tavole calde e i bistrot affollati con le code per entrare. Il break per mangiare, secondo Confcommercio, «rappresenta il 25-30% del fatturato annuo dei pubblici esercizi».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 25 Ottobre 2021, 06:00
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