L'ansia della Generazione Z, dal ristorante alle serie tv. «È la paura di sbagliare»

L'uso smodato dei sociali la causa principale Ed è crollata anche la fiducia negli adulti

L'ansia della Generazione Z, dal ristorante alle serie tv. «È la paura di sbagliare»

di Barbara Carbone

IL FOCUS

ROMA Nell'immaginario collettivo la “Generazione Z” è quella scanzonata e spensierata età in cui si sfida la vita e si sogna di conquistare il mondo. Gli adolescenti sembrano dei fiumi in piena di energie, vita e progetti. Ma dietro all'apparente sicurezza, ai tagli di capelli all'ultima moda, agli orecchini da rapper e ai look stravaganti c'è un lato nascosto che tormenta i nati tra il 1997 e il 2012, un aspetto sconosciuto finanche ai familiari, agli insegnanti e al mondo esterno. C'è la verità, quella che però non viene sbandierata sui social perché raccoglierebbe pochi like. E si chiama fragilità, ansia e paura di affrontare il presente e immaginare il futuro, un malessere che, proprio negli anni più belli della vita, porta il buio dentro. Un aspetto che colpisce tutti i momenti della propria vita: non solo l'ansia da prestazione scolastica, sportiva o sentimentale, ma anche le attività più “innocue”: come ordinare dal menu di un ristorante o scegliere la serie tv da vedere sulle piattaforme. «È la paura di sbagliare», spiegano gli esperti.

Il mal d'anima e un fenomeno che, di generazione in generazione non accenna a diminuire. E così, mentre i nostri nonni non lamentavano ansia e depressione, pian piano, questi disturbi mentali hanno preso piede fino a diventare diffusi tra i Millennials e dilaganti tra i ragazzi di oggi. Gli psicologi spiegano che in realtà, l'ansia fa parte del genere umano quindi avrà divorato anche i nostri avi ma certamente oggi, rispetto a qualche decennio fa, si presta maggiore attenzione alla sfera psicologica e, soprattutto, parlare di disturbi mentali, non è più un tabù.

SEGNALO

Lo hanno fatto senza vergogna anche celebrity del calibro di Lady Gaga, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, Levante e Zucchero. Ma quando a cadere nel tunnel dell’umore nero e dell’apatia sono i bambini e gli adolescenti c’è da preoccuparsi. Un recente report mondiale condotto dal Global wellness Institute (GWI ) su oltre 900.000 ragazzi rivela che i teenagers sono meno vitali e sfiancati dalle pressioni esterne. Sono immersi in un profondo stato di tristezza che gli impedisce di sognare e avere una qualche visione di futuro.

Colpa della pandemia, della guerra sempre più vicina e del lavoro che manca? In parte si ma non solo. Gli esperti puntano il dito contro gli adulti di riferimento poco empatici e incapaci di accoglierli, ascoltarli e dare una risposta alle loro paure. Troppo spesso i “grandi” sembrano non accorgersi di dare poco e chiedere tanto. Dai figli, anche piccolissimi, si aspettano rendimenti scolastici e sportivi eccellenti, performanti anche a suon di certificazioni, master e studi all’estero. Non è concesso il dolce far nulla neanche durante i weekend o le feste comandate. Ma soprattutto i genitori, fragili e iperconnessi, non rappresentano più un porto sicuro. L’adulto di un tempo, quello autorevole che incuteva timore ma rappresentava, al contempo, contenimento e sicurezza, non esiste più.

LE FAMIGLIE

Per gli studiosi mamme e papà sono spesso meno strutturati dei propri ragazzi e quindi incapaci di rappresentare una guida. Non aiuta poi la società circostante che, sempre più, tende a promuovere l'individualismo e la competitività e non accetta gli inciampi ei fallimenti inevitabili durante la crescita. «Li stiamo sfiancando. Sono ansiosi e sfiduciati», si legge nel report. L'abuso di social, poi, si è rivelato essere un potente detonatore dell'ansia. Circa 4 adolescenti su 5 li utilizzano ogni giorno, con uno su 10 a rischio di sviluppare un "uso problematico" che può arrivare a vere crisi di astinenza quando si è offline. A rivelarlo è il “Report sulle tecnologie digitali, l'uso e le potenziali problematicità di strumenti all'interno della popolazione adolescenziale”, pubblicato dall'Iss nell'ambito dello studio multicentrico internazionale HBSC (Health Behavior in School-aged Children) svolto in collaborazione con l'Ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pensato per approfondire lo stato di salute dei giovani e il loro contesto scolastico e sociale. Dallo studio che ha coinvolto 89.321 ragazzi e ragazze tra gli 11 ei 17 anni di età da tutta Italia è emerso che i giovanissimi sono incapaci di controllare il tempo passato sui social e che, soprattutto le ragazze, li utilizzano per scappare dai sentimenti negativi. Tra i maschi l'ansia sociale sembra avere il suo picco intorno agli 11 anni per poi diminuire progressivamente fino ai 17. Le ragazze invece fanno un uso esagerato di Instagram e TikTok tra gli 11 ei 13 anni per poi mostrare minori livelli di problematicità. L'astinenza sociale colpisce un adolescente su 10.

Barbara Carbone

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Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Aprile 2024, 08:10
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