Vaccino in vacanza, è scontro istituzionale tra le regioni. Liguria e Piemonte per l'Ok, Lombardia contraria

Vaccino in vacanza, è scontro istituzionale tra le regioni. Liguria e Piemonte per l'Ok, Lombardia contraria

di Domenico Zurlo

Vaccino in vacanza, sì o no? Con la stagione estiva imminente, l'idea di somministrare le seconde dosi del vaccino anti-Covid nei luoghi di vacanza divide le istituzioni. La proposta, che viene da diversi presidenti di Regione, principalmente per favorire il turismo, rischia di urtare contro le inevitabili difficoltà logistiche e amministrative. Centrale è proprio il tema organizzativo, come spiegato dal ministro dell'innovazione Vittorio Colao («Sono tutte cose che si possono fare, ma bisogna farle bene») e dall'ex direttore esecutivo di Ema Guido Rasi: «In teoria si può, ma bisogna smettere di parlare, sedersi e farlo.

Le Regioni dovrebbero ragionare sulla movimentazione dei vaccini perché la macchina logistica deve portarli dove servono». Tra i favorevoli anche Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani: «Non si tratta di capricci, ma di organizzare il sistema sanitario in direzione della centralità della persona - spiega - Trovo stucchevoli le polemiche tra le Regioni, facciamo un accordo, ci scambiamo le anagrafe regionali, nulla è impossibile».


Non la pensa così invece la Lombardia: secondo il governatore Fontana chi dovrà ricevere la seconda dose in estate «dovrà tornare a casa». «Abbiamo messo pochissimi richiami nelle due settimane centrali del mese di agosto, fissandoli prima o dopo - ha detto - Quando facciamo il vaccino cerchiamo di chiedere se si è presenti in quelle due settimane e si cerca di accontentare le persone anticipando o posticipando di qualche giorno».


Una prima intesa interregionale è arrivata tra Piemonte e Liguria, che si sono già accordate tra loro per vaccinare reciprocamente i turisti residenti nelle due regioni: intesa a cui potrebbe aggiungersi anche la Valle d'Aosta, e che prevederebbe un cambio temporaneo di domicilio per iscriversi all'anagrafe sanitaria del luogo in cui ci si deve vaccinare. L'accordo è anche un messaggio al governo centrale, sollecitato a decidere anche dal presidente del Veneto Zaia, secondo il quale «l'approccio varia a seconda del contesto turistico in cui uno si trova. Il Veneto ha 72 mln di presenze di cui il 67% costituite da stranieri: per noi è impensabile partire con accordi bilaterali. Si deve chiarire a livello nazionale».

La patata bollente passa dunque nelle mani di Draghi e soprattutto del commissario Figliuolo, che aveva già glissato sulla vicenda: «Le ferie estive vanno programmate in base all'appuntamento vaccinale», aveva detto. Ma ora potrebbe ripensarci.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Maggio 2021, 08:51
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