Schedina intramontabile, ecco quanti sono quelli che ancora sognano un 13. Anzi, un 14

Schedina intramontabile, ecco quanti sono quelli che ancora sognano un 13. Anzi, un 14

di Mario Fabbroni
È estinta per tutti gli italiani tranne che per quei 35mila irriducibili che, ad ogni giornata di campionato, compilano ancora la schedina.
Vanno dal tabaccaio (praticamente c'è solo lì) e la richiedono, mentre gli altri avventori si girano sorpresi: Avete la schedina?. Pausa. Poi il gioco dei sogni del passato riappare clamorosamente sul bancone dell'esercente e si offre alla compilazione nonostante il calcio spezzatino, le pay tv, i pronostici online.

Quanta nostalgia. Quel 1X2 era l'archeologia di un Paese che sperava di diventare ricco dietro ad un pallone. Doppietta di Cantarutti ed ecco materializzarsi la fortuna di una vita. Invece oggi vincere significa al massimo comprarsi la macchina nuova. Sulla schedina del Terzo Millennio non ci sono nemmeno più le partite: chi scommette le riceve su un foglietto a parte dove l'Atalanta è quasi sempre al primo posto, la Juve nel centro e la Roma alla fine.

Oggi il 13 è addirittura diventato 14 e le probabilità sono statisticamente davvero poche. Niente più partite di serie B e serie C fisse nel menù, spesso bisogna cimentarsi nei finali dei match della Premier oppure della Liga. Ma si vince anche con il 13, il 12 e perfino il 9. Chi non vuol badare a spese, ha addirittura a disposizione il Totogol per una gigantesca operazione amarcord.

Adesso che non ne parla quasi più nessuno, perché altri sono i giochi d'azzardo, bisognerebbe davvero farlo un monumento alla schedina del Totocalcio che il 5 maggio ha compiuto 72 anni. Un terzo del montepremi andava al Coni, un terzo all'Erario, il resto ai vincitori: quelli che facevano 13 e brindavano felici, anche se molti poi hanno scoperto che la fortuna è di vetro. Bisognava stare attentissimi al taglio della strisciolina con le sezioni Figlia, Spoglio e Matrice che davano il giusto senso all'attesa dei risultati alla radio e poi a Novantesimo minuto con Paolo Valenti.

Lo slogan della neonata Sisal, nel 1946, era tentate la fortuna al costo di un vermouth. Costava 30 lire. Oggi una schedina (minimo due colonne) si paga un euro. Se ne possono giocare al massimo 8.192. Il montepremi medio si aggira sui 100mila euro. Spiccioli, se si rispolvera il ricordo dei 34 miliardi di lire in palio nel 1993 (anno dei record) e le vincite più alte, oltre 5 miliardi e mezzo, che si registrano proprio nello stesso anno. Ai nostri tempi invece esiste un premio fedeltà, 100 euro, per gli appassionati che raggiungono quota 15mila colonne giocate. Mosche bianche.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Settembre 2018, 11:59
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