Regeni, la Consulta sblocca il processo: ​gli imputati possono essere processati anche in loro assenza

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Regeni, la Consulta sblocca il processo: gli imputati possono essere processati anche in loro assenza

di Redazione web

Finisce lo stallo per il processo sull'omicidio di Giulio Regeni. È l'effetto della decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo l'art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che quest'ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo.

 

La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane. In attesa, l'Ufficio comunicazione e stampa della Consulta fa sapere con una nota che «la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall'art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell'imputato, è impossibile avere la prova che quest'ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell'imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa».

Parlano i genitori

«Avevamo ragione noi: ripugnava al senso comune di giustizia che il processo per il sequestro le torture e l'uccisione di Giulio non potesse essere celebrato a causa dell'ostruzionismo della dittatura di al-Sisi per conto della quale i quattro imputati hanno commesso questi terribili delitti».

Lo affermano i genitori di Regeni e il loro legale, l'avvocato Alessandra Ballerini, dopo la decisione della Consulta che ha sbloccato il processo per l'omicidio del ricercatore italiano, sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. «In effetti come ha scritto il Gup Ranazzi nella sua ordinanza 'non esiste processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un'autorità di governò. Abbiamo dovuto resistere contro questa 'volontà' dittatoriale per sette anni e mezzo - aggiungono- confidando comunque sempre nei principi costituzionali della nostra democrazia. Ringraziamo tutte le persone che hanno sostenuto e sosterranno il nostro percorso verso verità e giustizia: la procura di Roma ed in particolare il dottor Colaiocco, la scorta mediatica, e tutto il popolo giallo.»


Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Settembre 2023, 08:36
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