Camilla Di Pumpo, cinque anni al giovane che la investì e fuggì a piedi. La mamma: «Chi uccide non paga»

La giovane ha perso la vita nel gennaio del 2022, quando aveva 25 anni

Camilla Di Pumpo, cinque anni al giovane che la investì e fuggì a piedi. La mamma: «Chi uccide non paga»

di Valerio Salviani

Cinque anni e due mesi di reclusione a Francesco Pio Cannone, il 23enne alla guida dell'auto contro cui si scontrò la vettura su cui si trovava Camilla Di Pumpo, avvocata di 25 anni morta il 26 gennaio del 2022 in via Matteotti, a Foggia. Due anni dopo è arrivata la sentenza del gup Adriano Sicuranza, contro il giovane, condannato Cannone a 2 anni e 10 mesi per omicidio stradale (con l’aggravante della fuga dell’imputato dal luogo del sinistro) e a 2 anni e 4 mesi per falsità nei verbali di accertamento e per aver indotto in errore le autorità intervenute.

Nelle motivazioni della sentenza, vengono però riconosciute le attenuanti per il concorso di colpa della ragazza nell'incidente. Motivazioni che ha scatenato l'ira della mamma di Camilla, Roberta Abbruzzese, che ha pubblicato un lungo post sul suo profilo Facebook: «In Italia chi uccide al volante non paga».

Cosa ha scritto la mamma di Camilla Di Pumpo

Roberta Abbruzzese, mamma di Camilla, ha commentato così le motivazioni alla sentenza del Gup: «Camilla amore mio, in merito alle motivazioni del Gup, da libera pensatrice, non condivido assolutamente il concorso di colpa che ti è stato attribuito, e mi sforzo di non commentarlo, non mi soddisfa e non posso accettare che la Tua vita venga valutata al pari di una "bugia", ed è sicuramente un boccone amaro da digerire. Ma ho le mie buone ragioni per credere che Tu amore mio avresti detto che è stata applicata la legge, e non saprò mai se, da "penalista fantastica", quale saresti diventata, avresti potuto ambire a un risultato diverso, perché questo Diritto, insieme alla Tua vita, ti è stato negato per sempre, non sapremo mai cosa saresti diventata, certamente avresti fatto della Tua vita un capolavoro e ottenuto tanti successi. Noi condannati per sempre a chiederci.

Chissà come sarebbe stata la nostra vita con te».

«Detto ciò, siamo soddisfatti del risultato dei nostri legali, perché hanno ampiamento dimostrato chi sono il "bravo ragazzo" e suo padre, la loro condotta vergognosa e pericolosa è stata indiscutibile, tanto da non ottenere nessuna attenuante generica. Speriamo solo di compensare ampiamente la criticità della legge, e i suoi molteplici privilegi, purtroppo tutti unilaterali, con il giudizio del padre», ha aggiunto

Nessuna pietà per il condannato e suoi padre: «Posso solo confidare nel Karma, bruciati vivi ci starebbe anche perché i presupposti ci sono tutti guidando a quelle folli velocità».

Le motivazioni della sentenza

Come detto, alla giovane vittima è stato riconosciuto un concorso di colpa nell'incidente, perché «l'evento si verificava anche in considerazione della violazione dell'art. 145 C.d.S. da parte della Di Pumpo che, approssimandosi all'intersezione stradale urbana con via Matteotti, non usava la massima prudenza transitando all'incrocio ad una velocità di 20 Km/h, quindi non assumendo in prossimità dell'intersezione stradale suddetta una velocità prossima all'arresto e non ottemperando all'obbligo di dare precedenza al veicolo proveniente da destra», ha scritto il Gup. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 13 Gennaio 2024, 15:57
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