Covid Italia, bollettino: crescono contagi (+1.640) e morti (+20). Terapie intensive a quota 244
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Tempi e opzioni
Viste le polemiche politiche legate all’ultimo rinnovo però, la decisione, come trapela da ambienti vicini all’esecutivo, verrà rimandata il più possibile. Si aspetterà cioè l’ultima settimana prima di decidere se, e soprattutto, come procedere. Qualora la situazione fosse ritenuta sotto controllo infatti, con contagi bassi e terapie intensive quasi vuote, si opterà per l’alternativa numero uno. Verrà cioè eliminato formalmente lo status, ma estese le singole misure. Non solo quelle che riguardano mascherine e altri dpi, ma anche quelle relative allo smart working (improbabile che venga regolamentato ogni aspetto entro il 15 ottobre) o alla distribuzione di farmaci agli assistiti.
Più probabile è invece il secondo scenario che, nel caso di una lieve crescita dei contagi, assimilabile a quella già in corso, prevederebbe una mini-proroga di 2 settimane o al massimo di un mese.
Un margine operativo aggiuntivo pensato come utile non ad introdurre ulteriori Dpcm, sfruttando la snellezza delle procedure in fase decisionale, ma al commissario Domenico Arcuri per completare gli ultimi acquisti, mettere fieno in cascina ed andare incontro all’inverno in serenità. Vale a dire che, ad emergenza (non sanitaria) formalmente conclusa, i magazzini dovranno essere pieni e capaci di sopportare il carico di contagiati. Al centro delle preoccupazioni al momento, ci sono soprattutto l’acquisto di un numero sufficiente di kit diagnostici o altre forniture sanitarie e quello dell’intera gamma di materiali necessari per consentire il proseguimento, o in alcuni tristi casi l’inizio reale, dell’attività didattica. Un’operazione in cui rientrano anche i tanto discussi banchi monoposto che mancano ancora in diverse scuole. Solo ad incetta terminata si potrà effettivamente eliminare lo stato di emergenza che, in termini di rifornimenti, significa soprattutto ristabilire il lungo iter per le procedure d’acquisto ordinarie. Una formula questa della mini-proroga, che è particolarmente apprezzata dall’esecutivo perché consente di evitare ulteriori polemiche pur mantenendo la possibilità di reintrodurre lo status se necessario.
Esperti
D’altro canto però, a predicare la via della prudenza massima ci sono tecnici e consiglieri del ministero della Salute e dell’intero esecutivo. Preoccupati dall’andamento dei contagi attuale, anche dal Cts fanno sapere che una proroga più lunga «starebbe nella normalità delle cose» dato che «i Paesi attorno a noi hanno i dati che conosciamo». Il riferimento è soprattutto alla Francia e alla Spagna che oramai hanno superato i 10 mila contagi. «Le chiacchiere stanno a zero - fanno sapere - oggi in Italia ci sono 350 casi più di ieri e bisogna seguire il trend. Per è tutto sotto osservazione ma pensiamo davvero entro il 15 ottobre saremo fuori oppure le cose saranno migliorate all’improvviso? È da vedere». Per questo, la linea adottata e già fatta presente a chi dovrà decidere, è mantenere lo stato d’emergenza fino al 31 dicembre. Proprio come si era immaginato già a luglio prima che le proteste delle opposizioni, ora ridimensionate, portassero ad una retromarcia.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Settembre 2020, 14:59
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