Coronavirus, Ministeri, via al telelavoro a casa metà dei dipendenti
di Andrea Bassi
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Alla domanda di quanti siano i casi di quarantena tra i pubblici dipendenti, al ministero della Funzione pubblica ammettono che, al momento, «un monitoraggio non c’è». Nemmeno al Ministero dello Sviluppo economico, dove Stefano Patunelli si è messo in autoquarantena dopo i contatti dei giorni scorsi con l’assessore regionale Lombardo Alessandro Mattinzoli risultato positivo al Coronavirus. E nemmeno, in generale, si sanno quanti sono i dipendenti pubblici che si sono ammalati.
«Tolta la sanità, dove stimiamo che tra medici e infermieri i contagiati siano almeno 500, secondo i nostri conteggi tra il 10% e il 15% dei casi positivi di coronavirus riguardano dipendenti pubblici», dice Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa. L’emergenza, insomma, ha passato i tornelli dei ministeri. Non è una buona notizia, anche considerando l’età media elevata (51 anni) dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
Che però, proprio in queste ore stanno provando a reagire con le prime misure. In alcuni casi draconiane. Come quella che starebbe per adottare il ministero dell’Economia, che da lunedì potrebbe decidere di lasciare a casa, con la modalità dello smart working, metà del suo personale., dopo che si era studiata anche la possibilità di far lavorare in due turni (dalle 8 alle 14 e dalle 14 alle 20) i dipendenti, in modo da dimezzare comunque la presenza del personale all’interno del ministero.
GLI ESEMPI
Una misura simile a quella presa da grandi aziende, come l’Enel o l’Eni che ha disposto il lavoro a distanza per 6.700 dipendenti. Ormai è chiaro. Per limitare la diffusione del virus vanno contenuti i contatti tra le persone. Solo che le amministrazioni pubbliche si stanno muovendo in fretta, ma a macchia di leopardo. Alla Presidenza del Consiglio il segretario generale Roberto Chieppa ha diramato una direttiva che allarga fino al 31 luglio di quest’anno le maglie del lavoro agile. I dipendenti potranno fare richiesta di svolgere da casa le proprie mansioni. Starà ai direttori decidere a chi concedere lo smart working. Ma data la situazione, il via libera starebbe andando a tutte le richieste. Anche perché altrimenti la responsabilità di un eventuale contagio rischierebbe di pesare sul dirigente. Al ministero delle infrastrutture e trasporti sono state date direttive più rigide. Lo smart working può durare al massimo 15 giorni, e il dipendente deve mandare almeno una mail al giorno per rendicontare il lavoro svolto.
LE INDICAZIONI
Al ministero dello Sviluppo, ogni direzione ha avuto l’autorizzazione ad aumentare i posti in lavoro agile di 35 unità. La priorità viene data ai lavoratori con patologie che li rendono più vulnerabili al contagio, ai lavoratori conviventi con familiari affetti da patologie a rischio o con ultrasessantacinquenni. Un altro criterio è la presenza di figli under 14, dove c’è la necessità di accudirli vista la chiusura delle scuole. Anche le Regioni si stanno muovendo. L’Abruzzo ha stabilito il telelavoro per i portatori di patologie che li rendono maggiormente esposti al contagio (come attestato da certificato medico); per coloro che si avvalgono di servizi pubblici di trasporto per raggiungere la sede lavorativa; per i dipendenti sui quali grava la cura dei figli a seguito della contrazione dei servizi dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia. «In queste ore in fase di studio - ha annunciato l’assessore al personale Guido Liris - l’ipotesi di estensione dello smart working a tutti i dipendenti di ogni grado e livello della Regione Abruzzo con figli a carico in età scolastica fino a 14 anni, nell’ottica della massima attenzione alle famiglie in difficoltà perché obbligate ad organizzarsi». Una misura che la ministra della Funzione pubblica Fabiana Dadone potrebbe estendere a tutto il pesonale pubblico.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Marzo 2023, 14:06
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