Se il giorno del tragico tentato rapimento in Congo il convoglio sui cui viaggiavano l'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci fosse stato supportato, così come stabilisce il protocollo di sicurezza Onu, da una scorta armata, forse si sarebbe potuta evitare la morte dei nostri connazionali. È il ragionamento fatto dai magistrati di Roma che hanno proceduto alla prima iscrizione nel registro degli indagati: si tratta di un funzionario congolese del Programma alimentare mondiale (Pam), agenzia delle Nazioni Unite, cui vengono contestate una serie di omissioni e in sostanza di non avere applicato correttamente le procedure operative standard, denominate Sop, che definiscono le regole alle quali attenersi per missioni di quel tipo.
Luca Attanasio, primi arresti per l'omicidio dell'ambasciatore italiano ucciso in Congo
SEQUESTRO DI PERSONA - L'ambasciatore e il militare dell'Arma, di fatto, non avevano alcun tipo di copertura armata e questo li ha fatti diventare facili bersagli di un eventuale rapimento. E il funzionario indagato aveva proprio il compito di predisporre l'apparato di sicurezza del convoglio. L'iscrizione nel registro è arrivata al termine di una attività istruttoria durata circa tre mesi nel corso della quale sono stati ascoltati funzionari dell'Onu ma anche testimoni oculari di quanto avvenuto il 22 febbraio scorso nella zona del parco di Virunga. Agli atti dell'inchiesta, coordinata dal pm Sergio Colaiocco, anche il dossier delle Nazioni Unite che sostanzialmente converge su quanto accertato dagli inquirenti: nell'organizzazione della missione del diplomatico italiano ci sono state falle e negligenze che sono costate la vita ai due.
GLI ARRESTI - Il secondo filone di indagine, in cui si ipotizza il reato di tentativo di sequestro di persona con finalità di terrorismo, è al momento senza indagati.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Giugno 2021, 15:18
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