.@RoccoSiffredi24: "Mia madre voleva che andassi a lavorare alla #Sip" /VIDEO https://t.co/42HrstRZfi pic.twitter.com/8HQXZY5MWg
— Adnkronos (@Adnkronos) 29 ottobre 2016
Rocco Siffredi si racconta: il docufilm è diretto dai francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai. Dai pasti in famiglia nella casa di Budapest alle riprese di film pornografici a Los Angeles, dalle stradine italiane di Ortona alle ville americane della Porn Valley, il film ripercorre la storia di una vita ossessionata dal desiderio e offre uno sguardo in filigrana ai retroscena dell'industria del cinema porno, oltre allo scandalo e all'apparente oscenità.
«Io a 13 anni ho visto il primo giornale porno e ho capito che volevo fare questo lavoro. C'erano amici che volevano fare i poliziotti, il medico, io volevo fare il pornostar», sottolinea. E nonostante tutti gli dicessero che era sbagliatissimo: «Ricordo il medico di famiglia che mi diceva "sarai dannato, ti drogherai, ti ammalerai di Aids e non avrai una famiglià, ma questo lavoro per me rappresentava la libertà».
Ma per il re del porno non è stato sempre tutto semplice: «Questo film per me è stata una vera e propria terapia. Era importante quasi farlo per esorcizzare un po' tutto quello che era la mia montagna di problemi, autocreati, con cui convivevo da almeno 20 anni». La vena autobiografica di Rocco continua, dopo le confessioni durante l'intervista a Verissimo di qualche giorno fa.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Marzo 2023, 10:38
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