Dall'asiatica al coronavirus, i farmacisti di Frosinone in prima linea senza mascherine: «Così non possiamo combattere questa guerra»
di Pierfederico Pernarella
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Riccardo Mastrangeli, presidente dell'Ordine dei famacisti della provincia di Frosinone, affonda nei ricordi famigliari per descrivere cosa sta accadendo in uno dei fronti più caldi dell'emergenza sanitaria. Quello delle farmacie appunto, settore che in Ciociaria conta 600 professionisti, circa 200 tra farmacie e parafarmacie. Una realtà estesa che in questi giorni, soprattutto nelle realtà più piccole, sono un avamposto rispetto alle esigenze della popolazione. Fatto che da un lato inorgoglisce i farmacisti, ma dall'altro preoccupa e non poco.
«Nelle farmacie della provincia Frosinone c'è una media circa 200 ingressi al giorno - spiega Mastrangeli -. Noi siamo in prima linea, in contatto diretto con il pubblico, non possiamo sapere chi abbiamo davanti. La protezione è importante, ma le mascherine sono introvabili, il prefetto ci ha ricevuto e si è fatto carico del problema, ma ad oggi il problema resta irrisolto e così si rischia di combattere una guera senza armi. I farmacisti non possono ammalarsi, le farmacie devono restare aperte perché sono punti di riferimento per le persone socialmente più deboli».
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In assenza di mascherine, si è fatto ricorso ad altre soluzioni: «Abbiamo cercato di attrezzarci in maniera diversa, mettendo barriere di plexiglas e bande per ordinare le file. È però vero che, soprattutto nella nostra provincia, ci sono tante farmacie rurali, che sono piccoline pe cui diventa difficile far rispettare la distanza».
In questi casi, dove non si riesce a garantire le disposizioni sul distanziamento, potrebbe accadere l'imprevedibile, ciò che nessuno vuole: «Più di qualcuno sta pensando di fare un servizio a battenti chiusi, per servire la clientela dall'esterno. Stiamo cercando di scongiurare questa ipotesi perchè secondo me è una mortificazione della nostra professionalità, però mi rendo conto che se i colleghi non riescono ad avere i sistemi di protezione diventa una scelta obbligata».
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Le farmacie sono anche uno dei termometri sociali di questi giorni. E da dietro il banco si percepisce la crescente paura. Paura sulla quale speculano anche le fake news diffuse sul web che molto spesso riguardano proprio i farmaci: «In questi giorni - racconta Mastrangeli - va per la maggiore quella secondo cui farmaci per gli ipertensivi favorirebbero l'attecchimento virus e quindi noi dobbiamo rassicurarli che non è vero e convincerli a non interrompere le cure».
Le farmacie non sono state interessate da restrizioni orarie e quindi restano aperte fino a sera in città semi deserte: «Non nascondo che questo ci dà un po' di timore - dice Mastrangeli - però riscontriamo anche che le forze dell'oridne hanno intensificato i controlli e questo ci conforta e dà fiducia».
E non è poco in un momento di così grande incertezza.
Ultimo aggiornamento: Sabato 21 Marzo 2020, 20:40
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