Senzatetto dorme nel cassonetto della spazzatura, il camion lo preleva: morto dopo un mese di agonia

Senzatetto dorme nel cassonetto della spazzatura, il camion lo preleva: morto dopo un mese di agonia
Per contrastare il freddo, aveva deciso di dormire in mezzo ai rifiuti, all'interno di un grosso bidone in strada. Un senza fissa dimora di 47 anni, però, è finito direttamente nell'autocompattatore dei rifiuti, riportando ferite così gravi alle gambe da provocargli un'infezione che poi si è rivelata fatale.

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È quanto emerge dalle indagini per la morte di Russell Lane, un clochard che viveva a Rochester, nella regione inglese del Kent. L'incidente risale al gennaio del 2018, dopo una delle notti più fredde dell'anno. I netturbini avevano iniziato a svuotare i bidoni nell'autocompattatore, senza accorgersi della presenza del clochard, finito direttamente nell'autocompattatore. L'uomo aveva riportato ferite così gravi alle gambe che i medici avevano suggerito di amputarle per evitare complicazioni. Russell Lane, però, si era rifiutato e aveva sviluppato un'infenzione ad un'arteria, che lo ha stroncato dopo oltre un mese: la morte è sopraggiunta a metà febbraio, per un attacco cardiaco. Lo riporta l'Independent.

Una morte davvero assurda, quella del clochard, che non poteva non far partire un'indagine. I tre netturbini di turno quella mattina sono indagati e i giudici ora devono capire se da parte loro ci sia stata negligenza e se quell'incidente potesse essere negato. Uno di loro, Graham Bailey, ha spiegato: «Sappiamo che quei bidoni, così grandi, possono diventare ripari di fortuna per i senzatetto. Siamo addestrati per questo e in genere, prima di svuotarli, controlliamo tutto. Quella mattina avevo ispezionato l'interno e avevo visto solo rifiuti, poi ho battuto l'esterno del bidone con un bastone per precauzione, almeno tre o quattro volte».

Mentre il bidone veniva svuotato, anche Russell Lane è stato gettato nell'autocompattatore insieme ai rifiuti. Appena accortisi dell'incidente, i tre netturbini hanno attivato lo stop d'emergenza, ma era ormai troppo tardi per evitare le gravi ferite all'uomo. Le indagini hanno riguardato anche i medici, che però si sono difesi così: «Noi avevamo consigliato l'amputazione delle gambe, ma Russell Lane aveva detto di essere sicuro che Dio l'avrebbe protetto, rifiutandola. Una perizia aveva stabilito che era perfettamente capace di intendere e di volere, non potevamo obbligarlo a sottoporsi all'operazione». Lo conferma anche lo psichiatra che aveva assistito Russell Lane durante il ricovero in ospedale successivo all'incidente: «Anche se soffriva di stati di ansia e di delirio iperattivo, quell'uomo aveva una perfetta capacità mentale».

Russell Lane, 47 anni, prima di quell'incidente stava uscendo da un passato criminale e da un lungo periodo di tossicodipendenza, anche grazie alla fede cristiana. Lo hanno rivelato i familiari dell'uomo, che si era separato dalla compagna e madre della figlia da qualche tempo, finendo in strada ma tentando di rialzare la testa. Solo pochi mesi prima, racconta Kent Online, l'uomo era riuscito anche a laurearsi e ad ottenere la qualifica di operatore sociale.
Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Aprile 2019, 17:54
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