Russiagate, l'esclusiva AdnKronos: «Mifsud si nascondeva, temeva di essere ucciso»

Russiagate, l'esclusiva AdnKronos: «Mifsud si nascondeva, temeva di essere ucciso»
Russiagate, niente è come sembra: tra inchieste e contro-inchieste, rivelazioni e depistaggi, il caso delle presunte ingerenze russe nelle elezioni presidenziali Usa del 2016 sta diventando sempre di più un complesso e intricato rebus di portata internazionale. Una figura chiave appare essere quella di Joseph Mifsud, l'accademico maltese accusato di essere responsabile dei contatti tra la Russia e i candidati presidenziali negli Stati Uniti, e di cui non si sa più nulla da diversi mesi.

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Marco Liconti, per l'AdnKronos, ha intervistato Stephan Roh, avvocato svizzero che afferma di aver ricevuto dallo stesso Joseph Mifsud il mandato a rappresentarlo, nel maggio 2018. Il legale elvetico rivela la propria versione dei fatti, offrendo una nuova 'verità alternativa' al caso. «L'ultimo contatto che ho avuto con Mifsud è stato nella primavera scorsa, credo sia ancora vivo ma so che si nascondeva perché temeva per la propria vita, so anche che qualcuno l’ha obbligato a nascondersi. Mifsud doveva sparire, perché poteva compromettere tutta l'indagine di Mueller contro Trump» - ha spiegato Roh, che aveva ricevuto Mifsud nel suo studio di Zurigo - «Non si è nascosto di sua iniziativa, lo hanno obbligato: era un uomo devastato, completamente diverso da come l'avevo sempre conosciuto. Comunque, in questo momento avrebbe poco spazio per spostarsi e per comunicare. Viene accusato di essere una spia russa, eppure in Russia non aveva contatti e quando andò in missione per conto della Link Campus University, era piuttosto spaesato. In compenso, aveva ottimi contatti in Italia: per questo non credo affatto che sia una spia russa».

Come riporta l'AdnKronos, Stephan Roh ha confermato di aver consegnato direttamente al procuratore Usa John Durham (incaricato di indagare sulla stessa indagine del Russiagate) il nastro con le ultime parole di Joseph Mifsud da lui registrate. «Le mie uniche connessioni intime con la Russia? Mia moglie è russa. Nel 2017 fui interrogato per ore dal team di Robert Mueller, ma non mi fecero alcuna domanda su Mifsud» - spiega il legale svizzero - «Resto convinto di ciò che ho scritto nel libro: non sono stati i russi, ma lo stesso governo degli Stati Uniti a manipolare il processo democratico, gettando fango su George Papadopoulos che stava gestendo la campagna elettorale di Trump».

Come scrive l'AdnKronos, la figura di Joseph Mifsud e quella di Stephan Roh sono legate all'ex ministro Vincenzo Scotti e all'università da lui fondata, la Link Campus University. Roh, infatti, è a capo di una società di investimento attiva anche in ambito accademico e che controlla il 5% della Global Education Management, la società che gestisce la Link. Secono fonti interne all'ateneo, Roh aveva ottenuto quelle quote a un prezzo di favore (250 mila euro), ma in cambio si impegnava a cercare investitori mai trovati. «Io e Mifsud non siamo soci. Ci conosciamo da molto tempo: la prima volta fu molti anni fa, durante una conferenza in Bahrein. Nel 2006 mi invitò a Roma per partecipare ad un convegno del Senato italiano, ma non andai. Poi nel 2014 lo incontrai ad una conferenza alla London Academy of Diplomacy (dove Mifsud insegnava, ndr) e lì incontrai anche diverse personalità dell'intelligence britannica» - ha rivelato Stephan Roh - «Nello stesso anno, Mifsud mi invitò a visitare la Link: c’era un grande potenziale di sviluppo e loro avevano bisogno di soldi, ma anche di entrature a Mosca. Volevano stipulare un accordo con l'Università statale Lomonosov di Mosca, pensai che era un'idea brillante. Lì, però, fu Scotti a supervisionare il viaggio di Mifsud, perché in Russia non aveva contatti di alto livello». Una circostanza parzialmente confermata da Pasquale Russo, direttore generale della Link: «Mifsud lavorava per diverse università di tutta Europa e faceva molti viaggi per conto suo alla ricerca di collaborazioni tra atenei: ci furono quello con la London School of Economics, quello con la Stirling University, dove lui lavorava, e altri accordi, tra cui anche quello con la Lomonosov di Mosca».

La figura di Joseph Mifsud appare senza dubbio quella più controversa di tutto il caso del Russiagate. Per James Comey, ex direttore dell'Fbi, l'accademico maltese sarebbe una spia russa, ma Stephan Roh nega tutto: «Il professor Mifsud è, o è stato, un collaboratore di diversi servizi di intelligence di vari paesi europei. Era spesso impegnato in 'missioni' e Papadopoulos sostiene di averlo incontrato per la prima volta a Roma, proprio nella sede della Link». Dall'ateneo, però, ritengono "poco probabile" che il primo incontro tra i due sia avvenuto pochi anni fa in Italia.
L'AdnKronos, però, raccoglie da Stephan Roh una indiscrezione clamorosa che coinvolge addirittura l'ex premier Paolo Gentiloni e l'ex sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore: «Il 25 febbraio 2017, pochi giorni dopo l'interrogatorio di Mifsud a Washington, Gentiloni e Migliore vanno nella sede della Link per un incontro strategico privato. Russo è testimone. Questo è stato il momento in cui la Link è entrata in gioco e la vita i Mifsud è cambiata». Una 'bomba' raccontata anche a La Verità, ma smentita dai diretti interessati: Gentiloni e Migliore negano di essere stati alla Link quel giorno, mentre Pasquale Russo conferma di conoscere Migliore da 15 anni ma sostiene di non aver mai incontrato Gentiloni durante il suo governo. 

Stephan Roh arriva poi ad accusare i servizi segreti italiani. «Mifsud mi ha confermato che uno dei capi di una agenzia italiana di servizi segreti contattò Scotti nel periodo in cui scoppiò lo scandalo e si raccomandò che Mifsud sparisse. Qualcuno, però, rivelò la posizione del suo nascondiglio di Matelica, dove si nascose tra il novembre e il dicembre 2017, in casa di un amico dentista di Vanna Fadini, presidente di GEM. All'inizio del 2018 andò a Malta a trovare i genitori malati, poi tornò a Roma e credo rimase qualche mese in Italia» - spiega l'avvocato elvetico all'AdnKronos - «In diverse e-mail ho chiesto alla Link di fornire una serie di spiegazioni in merito a questioni finanziarie, al presunto coinvolgimento dell'università nel Russiagate e alla vicenda di Mifsud: volevo che loro potessero essere testimoni chiave, sia nell'interesse di Joseph, volevo si facessero avanti per raccontare tutto». Vanna Fadini, però, nega tutto ciò che Roh ha rivelato all'AdnKronos e in una e-mail di risposta al legale svizzero scriveva: «Caro Stephan, di ciò che vorrai inoltrare al procuratore speciale Durham sei responsabile in proprio.
Credo di avere più volte chiarito l'estraneità della Link e di noi come persone ai fatti del cosiddetto Russiagate (che peraltro non conosco) e ritengo che siano Lcu e Gem, semmai, ad aver subito danni reputazionali da queste "chiacchiere" infondate. Occorrerà fare una riflessione su questi danni una volta terminati i vari accertamenti in corso, ma nel frattempo non credo sia utile continuare a discutere di questo argomento
».

La Link Campus University, spiega l'AdnKronos, respinge ogni accusa al mittente, sostenendo che Roh non voglia restituire la sua quota ottenuta a determinate condizioni mai realizzate: «Le informazioni che chiedeva in quelle e-email erano già in suo possesso. Sapeva già tutto, perché lasciare traccia nelle mail di domande di cui già sapeva la risposta?».

Joseph Mifsud, nell'estate 2018, con tutta probabilità si trovava in Italia. Ne è convinto l'avvocato Roh, che rivela all'AdnKronos: «Mifsud si teneva fuori dai riflettori, ma girava abbastanza liberamente anche se usava una carta di identità italiana a nome Joseph Di Gabriele, credo fosse il cognome della madre. Me la mostrò, l'ho vista con i miei occhi. Lui era convinto di poter tornare presto alla normalità, mi disse: "Appena esce il Rapporto Mueller sarò fuori da questa storia, perché arriverà l'impeachment di Trump". Invece, i contatti tra Trump e la Russia non furono mai dimostrati e, al contrario, Mifsud fu accusato di aver fornito a Papadopoulos quel materiale 'sporco' su Hillary Clinton. Se Mifsud parla, ha le prove per dimostrare le cose che ha detto nel nastro e fuori dal nastro: sarebbe un grosso problema per un sacco di persone negli Stati Uniti. Sul Russiagate, il reato grave non è stato lo spionaggio su Trump, ma la fabbricazione di prove per giustificare l'inchiesta di Mueller. A Mifsud è stato chiesto di presentare Papadopoulos ai russi, per creare il caso. Mifsud poi è stato nascosto e minacciato per sostenere quell'indagine. Nessuno sparisce così in Europa, se non per una cosa di Stato o di mafia. Secondo me Joseph deve collaborare con l'indagine, lui è una vittima. Ora che ho parlato con Durham, gli americani sanno tutto...».
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Novembre 2019, 19:20
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