Opere false a uno sceicco, mercante d'arte condannato a restituire i soldi: «Pagati 5 milioni per pezzi di plastica»

Le statue avrebbero dovuto avere fino a 2.000 anni. L'Alta corte ha condannato il mercante John Eskenazi a restituire il denaro incassato, più i danni

Opere false a uno sceicco, mercante d'arte condannato a restituire i soldi: «Pagati 5 milioni per pezzi di plastica»

di Valerio Salviani

Un mercante d'arte britannico è stato condannato a restituire 4,99 milioni di dollari (più i danni), a uno sceicco del Qatar, per avergli venduto sette sculture «antiche» che si sono rivelate dei falsi. Nel 2014 e nel 2015, lo sceicco Hamad Bin Abdullah Al Thani ha acquistato sette manufatti dal commerciante d'arte londinese John Eskenazi, pagando appunto quasi 5 milioni di dollari. Secondo i documenti del tribunale, ogni fattura conteneva una nota che diceva: «Dichiaro che, per quanto ne so e credo, l'oggetto dettagliato su questa fattura è antico e quindi ha più di cento anni». 

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John Eskenazi condannato dall'Alta Corte

John Eskenazi è uno dei mercanti d'arte più conosciuti. Ha acquistato opere antiche per musei del calibro del Moma di New York e del Louvre di Parigi. Proprio per questo lo sceicco Hamad Bin Abdullah Al Thani era entrato in affari con lui e si era fidato, pagando le opere attraverso la sua società Qatar Investment and Projects Holding Company, nota anche come QIQCO.

Peccato che gli oggetti fossero formati con pezzi di plastica e altri materiali moderni, che ne sconfessano l'autenticità. A stabilire che fossero dei falsi è stata una sentenza dell'Alta Corte, pronunciata il 29 novembre. 

La sentenza

Il giudice ha ordinato a Eskenazi di rimborsare quanto lo sceicco aveva pagato per le opere d'arte false (4,99 milioni di dollari), più i danni. Tuttavia, la richiesta di Al Thani di una condanna per frode è stata respinta. Secondo la corta il mercante avrebbe venduto le opere in buona fede. «Una statua della divinità indù Hari Hara, venduta come antica più di 1.000 anni per 2,2 milioni di dollari, mostrava prove evidenti che non fosse affatto un pezzo di antiquariato», ha detto la scienziata archeologa Anna Bennett in un rapporto scritto fornito alla corte.

Secondo Bennett, l'opera è stata trattata con una moderna macchina lucidatrice ad alta velocità e ricoperta «chimicamente con acido cloridrico nel tentativo di invecchiare artificialmente la superficie e rimuovere i segni dei materiali moderni». La testa del "Krodha", altro oggetto venduto allo sceicco, era formato con materiali moderni. «C'erano frammenti di teli di plastica nell'oggetto e fibre moderne che sporgevano dalla superficie».


Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Dicembre 2022, 14:26
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