MEDIO ORIENTE

Gaza, fonti Casa Bianca: «Attuale operazione terminerà a gennaio». Netanyahu: la Striscia va smilitarizzata

Le ultime notizie sul conflitto in Medio Oriente

Fonti Casa Bianca: «Attuale operazione a Gaza terminerà a gennaio»

L'attuale operazione di terra a Gaza «durerà diverse settimane» e poi «entro gennaio» Israele passerà ad una strategia «a bassa intensità e iperlocalizzata» che prenda di mira militanti e leader di Hamas. Lo riferiscono alti funzionari della Casa Bianca alla Cnn.

Netanyahu: la Striscia di Gaza va smilitarizzata

«La Striscia di Gaza va smilitarizzata e solo l'esercito israeliano può garantirlo». Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riferendosi al destino dell'enclave palestinese alla fine della guerra. «Non accetterò - ha spiegato - alcun accordo che preveda nel luogo una forza internazionale», ha spiegato

Blinken conferma sanzioni a coloni israeliani per attacchi

«Oggi ho annunciato una nuova politica di restrizioni sui visti rivolta agli individui e ai loro familiari che sono coinvolti o che contribuiscono in modo significativo ad azioni che minano la pace, la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania. La violenza contro i civili avrà delle conseguenze». Così su X il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha confermato le indiscrezioni di stampa sulle sanzioni ai coloni israeliani coinvolti in attacchi contro i palestinesti della 'West Bank'. «Abbiamo sottolineato al governo israeliano la necessità di fare di più per accertare le responsabilità dei coloni estremisti che hanno commesso attacchi violenti contro i palestinesi in Cisgiordania», ha affermato Blinken in una nota. «Come ha ripetutamente affermato il presidente Biden, questi attacchi sono inaccettabili», ha aggiunto. «L'instabilità in Cisgiordania danneggia il popolo israeliano e palestinese e minaccia gli interessi di sicurezza nazionale di Israele. I responsabili di ciò devono essere ritenuti responsabili», ha proseguito.

Hamas: i morti sono oltre 16mila

Il governo di Hamas annuncia un nuovo bilancio di 16.248 morti nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre.

Netanyahu: non è possibile riavere tutti gli ostaggi

«Allo stato attuale, non è possibile riportarli tutti indietro».

Lo ha detto, citato dai media, il premier Benyamin Netanyahu in un incontro, descritto come molto teso, con le famiglie degli ostaggi. «Qualcuno può davvero pensare - ha aggiunto - che se questa fosse un'opzione qualcuno la rifiuterebbe?». Secondo le famiglie, tuttavia il premier non «avrebbe risposto alle domande» limitandosi a leggere un testo già pronto. La sorella di un ostaggio ha detto al premier che il loro rilascio dovrebbe essere prioritario rispetto anche alla guerra ad Hamas.

Onu: a Gaza la situazione è apocalittica

La situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è «apocalittica»: i civili sono costretti a fare «una scelta impossibile dopo l'altra» in un territorio dove «nessuno luogo è sicuro» e «nessuno è al sicuro». Lo scrive su X il sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, Martin Griffiths.

«Ogni volta che pensiamo che le cose non possano diventare più apocalittiche a Gaza, lo diventano. Alle persone viene ordinato di spostarsi di nuovo, con poco con cui sopravvivere, costrette a fare una scelta impossibile dopo l'altra», si legge nel messaggio.

«Nessun luogo sicuro è sicuro a Gaza. Né gli ospedali, né i rifugi, né i campi profughi - prosegue l'alto funzionario delle Nazioni Unite -. Nessuno è al sicuro. Né i bambini, né gli operatori sanitari, né gli (operatori) umanitari».

«Tale palese disprezzo per l'umanità fondamentale deve finire - conclude Griffiths -. I combattimenti devono cessare».

Israele: non abbiamo chiesto all'Oms di svuotare magazzini

Israele ha negato che i suoi militari abbiano chiesto all'Oms si svuotare i suoi magazzini con le forniture mediche nel sud di Gaza, come affermato dal segretario generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. «La verità è che non vi abbiamo chiesto di sgomberare i magazzini e lo abbiamo anche chiarito (e per iscritto) ai rappresentanti delle Nazioni Unite competenti», ha scritto su X il dipartimento israeliano per il Coordinamento delle attività governative nei Territori (Cogat) nel messaggio di risposta al capo dell'Oms. Aggiungendo: «Da un funzionario delle Nazioni Unite ci aspetteremmo, almeno, di essere più accurati».

Assalti ai camion con l’acqua minerale, i magazzini dell’Agenzia delle Nazioni Unite per gli aiuti ai palestinesi attaccati da bande, file dolenti di civili che si spostano da Nord a Sud di Gaza, e poi ancora da Khan Yunis, la principale città della Striscia meridionale, con 200mila abitanti, fino alla barriera di Rafah con l’Egitto, chiusa come tutti gli ingressi per Israele. A corto di carburante, cibo, medicine e acqua potabile, i palestinesi di Gaza sono sottoposti a una nuova tornata di bombardamenti e scontri via terra, mentre le artiglierie di Hamas continuano a lanciare razzi su Israele. I carri armati sono arrivati alla periferia di Khan Younis e per la prima volta dal 2005 si dispiega a Gaza la micidiale Brigata Kfir, che insieme al genio, alle forze corazzate e all’artiglieria opera nel nord per «sconfiggere il nemico e portare a termine compiti aggiuntivi». L’esercito di Israele «ha cominciato a operare nel Sud», avverte il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant: « Il destino dei terroristi dei battaglioni Hamas sarà lo stesso di quelli al Nord, se non peggiore». Trenta i tunnel individuati e distrutti dagli incursori della Kfir. Si riducono sempre di più le strade sicure che attraversano la Striscia, e per gli israeliani è «campo di battaglia» anche parte dell’arteria nord-sud, strada Salah al-Din, «estremamente pericolosa da percorrere». 

L’EMERGENZA UMANITARIA

A nord e a est di Khan Younis i civili sono adesso a rischio. Un milione di sfollati preme, anche giù dalla principale città di Gaza Sud. Cambiano i corridoi umanitari. Sempre di più le marce di chilometri degli sfollati, privi di carburante per le automobili, attraversano una minuziosa ragnatela della fuga nelle ultime zone presunte sicure della Striscia. Gli Stati Uniti apprezzano l’avanzata israeliana, ma al tempo stesso chiedono che l’Idf crei aree franche, libere dai combattimenti. L’Oms denuncia: «Israele ci ha chiesto di svuotare i nostri magazzini medici nel sud di Gaza». Ma Gerusalemme smentisce e sottolinea di averlo già spiegato ai funzionari Onu competenti.

L’esercito fa saltare un altro dei simboli di Gaza, la sede della Corte Suprema, così come ha sbriciolato davanti alle telecamere il Parlamento (dal 2006 non si votava) e il quartier generale della polizia di Hamas. L’agenzia palestinese Wafa riferisce di almeno 50 gazawi uccisi in raid a ripetizione su un paio di scuole, dove gli israeliani sostengono che si fossero asserragliati quelli di Hamas. Centinaia sarebbero i feriti. Stando ai palestinesi, a occupare le scuole erano solo sfollati civili del quartiere Al-Daraj di Gaza-City. Nel mirino una scuola, Salah al-Din, base dell’Unrwa, e quella di Assad al-Saftawi. 

LE VITTIME

Cresce pure il numero delle vittime e dei feriti contati dal ministero della Sanità di Gaza. Con la progressione in atto, i 15.899 morti «certificati» ieri potrebbero diventare oltre 16mila oggi e per il 70 per cento sarebbero donne e minori. Sempre secondo Ashraf al Qudra, portavoce del ministero citato dalla tv qatariota Al Jazeera, le truppe israeliane avrebbero distrutto 56 istituzioni sanitarie, arrestato 35 medici e reso completamente inagibile il sistema sanitario. Racconta un funzionario anonimo dell’Unrwa che il camionista di un carico d’acqua è stato costretto ad abbandonare il camion coi finestrini frantumati, e scappare. Un gruppo di persone avrebbe anche cercato di forzare i magazzini dell’Agenzia Onu, ed è dovuta intervenire la polizia sparando in aria. 
Tensioni al valico di Rafah con l’Egitto, dove diverse famiglie con passaporto straniero non mollano, dormono per terra e sperano di infilare i cancelli per uscire dall’Inferno.

Fiorisce la borsa nera e un negoziante confessa che tiene da parte sacchi da 25 chili di grano che potrebbe vendere a 300 shekel l’uno, pari a 75 euro, sei volte il valore normale. Israele ha deciso però di continuerà a far passare camion col carburante. A Khan Younis, vuote le bancarelle del mercato. Introvabile il pesce, dopo che i pescatori hanno scoperto che è pericoloso avventurarsi in mare con la Marina israeliana che bombarda. Hamas offre un cessate il fuoco totale, aperto a valutare tutte le opzioni, anche sugli ostaggi. 

LE PRESSIONI

I negoziati continuano a Doha “a livello altissimo”, e oggi si incontreranno i leader dei Paesi del Golfo, mentre Erdogan (ieri in Qatar così come il segretario di Stato Usa, Blinken) intensifica l’azione diplomatica e ammonisce Israele che la Turchia non tollererà uccisioni mirate di capi di Hamas sul proprio territorio. Intanto il Cremlino ha fatto sapere che Putin in settimana sarà prima in Arabia Saudita poi negli Emirati Arabi. Sul governo israeliano fanno pressione anche i parenti dei rapiti: «Ritornare subito ai negoziati» con Hamas. E la minaccia è quella di intensificare il tono delle proteste. L’ufficio del premier Netanyahu, che aveva fissato in un primo momento un incontro con le famiglie per mercoledì prossimo, ha fatto sapere che sta tentano di anticipare l’appuntamento. L’Alto rappresentante dell’Ue per le relazioni esterne, Josep Borrell, equipara la carneficina del 7 ottobre a “quella a Gaza” provocata dai bombardamenti israeliani, ma dalla platea del Forum Ue-Ong per i diritti umani a Bruxelles, dove parla, c’è chi esce dalla sala per non ascoltarlo. Infine, il Consiglio di Sicurezza di Israele ha stilato una lista di Paesi in cui è aumentato il rischio per gli ebrei in viaggio, portando a livello 2 (pericoloso) un gruppo di Paesi occidentali che comprende Italia e gli altri grandi Paesi europei. 

di Marco Ventura
 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 6 Dicembre 2023, 08:04
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