La parola d’ordine è: diversificazione. Governo al lavoro per cambiare la politica energetica, dopo che il premier Mario Draghi ha definito imprudente non aver puntato in questi anni su più fonti di energia e più fornitori. E proprio ieri, in serata, è stato dichiarato lo stato di pre-allarme in Italia per il gas a causa dell’attuale situazione in Ucraina. Si tratta, va detto subito, di un primo step di tre e che prevede solo un monitoraggio della situazione. Ma che la dice lunga sulla necessità di intervenire rapidamente.
I TEMPI
L’allarme è stato lanciato dal ministero della Transizione Ecologica, autorità competente per la sicurezza degli approvvigionamenti. In una nota riportata sul sito di Snam, si mette in luce «l’attuale stato di guerra presente tra la Federazione Russa e l’Ucraina e che tale situazione insiste sul territorio attraverso cui passa gran parte delle forniture di gas naturale che approvvigionano il sistema italiano». In sostanza, si aggiunge, considerando che «il livello di pericolosità della minaccia alle forniture è sensibilmente maggiore rispetto a quanto previsto nelle analisi di rischio svolte in passato, bisogna «predisporre eccezionali misure preventive volte a incentivare un riempimento dello stoccaggio anticipato rispetto alle procedure adottate in condizioni normali, come discusso durante la riunione del Gas Coordination Group del 23 febbraio scorso». Insomma, il ministro Cingolani alza il livello di attenzione, sulla scia delle preoccupazioni già avanzate bei giorni scorsi. E invita a far presto proprio per prevenire possibili emergenze.
Per fronteggiare un’eventuale chiusura dei rubinetti del gas da parte di Mosca non si pensa solo al carbone. Si guarda anche al gas qatariota, a quello proveniente dal Nord Africa (Algeria e Libia). Ai rifornimenti via nave di Gnl dagli Usa. Alle rinnovabili e al nucleare pulito di ultima generazione.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Febbraio 2022, 11:59
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