Piattaforma. Ma anche architettura. O pianale. Ognuno la chiama a modo suo. Il significato, però, è per tutti lo stesso: la base tecnica da cui possono sbocciare diversi, anzi numerosi, veicoli. Più sono profonde queste fondamenta, più corposo può essere il numero di vetture che ne sfrutta le qualità. E, quindi, si permette di sfoggiare performance che diventano un riferimento da tutti i punti di vista. «Dove vai se la piattaforma giusta non ce l’hai?». Oppure, è il caso di dire, «no pianale, no party...». Fra i tanti, qualcuno obietterà: «Sai che novità, le vecchie auto endotermiche, che bruciano senza ritegno oro nero, sono decenni che utilizzano le piattaforme». Il rilievo è giusto, ma più nella forma che nella sostanza. Le vecchie architetture dei motori a scoppio costavano, fra progettazione e industrializzazione, qualche miliarduccio. E, al massimo, potevano dare supporto a veicoli di segmenti limitrofi. Adesso cambia tutto. La rivoluzione epocale scatenata dalla transizione ecologica, che ha nel mirino una mobilità completamente “carbon free”, travolge anche il vecchi limiti dei pianali ed apre ad opportunità con orizzonti infiniti per la nuova mobilità. Flessibilità e modularità sono le parole d’ordine. Il vero cambiamento può essere tale solo se profondo, integrale. Prima, al balzo generazionale dei veicoli, quando si progettava una nuova base, bisognava sempre rispettare dei vincoli che i tecnici non potevano in nessun modo ignorare. Sì, la piattaforma cambiava, ma c’erano dei punti fermi da seguire, dati da propulsori o trasmissioni che non era il caso di stravolgere. Se un pianale poteva essere valido per due o, anche, tre generazioni di auto, l’architettura di una famiglia di propulsori poteva anche durare due o più edizioni di piattaforme. Lo schema base dei più famosi motori a scoppio è stato salvaguardato per più di trent’anni. Un’eternità. Ora l’approccio è totalmente diverso, forse è la prima volta che un’occasione del genere capita in oltre un secolo di storia dell’auto. Il cambio marcia è così fulmineo che, non solo si può, ma addirittura si deve, partire da un foglio bianco. Non esistono più la “antiche” e ingombranti trasmissioni, i rigidi e pesanti propulsori e questo fatto dà agli ingegneri la possibilità di variare anche il layout più intimo dell’auto. Inventando nuove forme, un’aerodinamica più spinta e quella bolla vivibile dell’abitacolo concettualmente diversa che offre ai passeggeri un habitat differente.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Agosto 2021, 18:07
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