Il nuovo parco della Giustizia si può fare. A decretarlo è l’ordinanza pubblicata ieri dal Consiglio di Stato che ha così definitivamente rigettato il ricorso contro la struttura prevista nell’area occupata dalle ex casermette dismesse Capozzi e Milano, al rione Carrassi di Bari.
Anche se, secondo i comitati, uno spiraglio viene offerto da un passaggio in cui il giudice «dispone la trasmissione del fascicolo al Segretario generale affinchè sottoponga al presidente del Consiglio di Stato la valutazione dell’eventuale assegnazione del presente ricorso ad altra Sezione, competente in materia urbanistica e ambientale». Insomma, un piccolo spiraglio per le associazioni che il fascicolo possa essere riassegnato e, quindi, si instauri un nuovo giudizio.
Confermata la posizione del Tar
Per ora, il provvedimento conferma, però, la posizione del Tar che, lo scorso 22 agosto, aveva già respinto l’esposto presentato dal comitato di scopo “Per un parco verde di quartiere alle ex casermette: Capozzi e Milano” e da alcune associazioni, preoccupati dalle conseguenze del progetto dal punto di vista ambientale. Una decisione contro la quale era stato presentato appello dinanzi al giudice amministrativo di secondo grado che, con questa nuova sentenza, ha però respinto l’istanza cautelare e condannato i ricorrenti a rifondere al Comune di Bari le spese, per un ammontare di duemila euro. I giudici scrivono inoltre che «l’invocata misura della sospensione dell’esecutività della sentenza appellata non appare assistita, nella comparazione dei contrapposti interessi, dall’attualità del pregiudizio degli appellanti, a fronte del preminente interesse nazionale alla realizzazione dell’opera, finalizzata all’efficientamento delle strutture giudiziarie».
Il Tar aveva respinto le richieste del comitato e delle associazioni dichiarando inammissibile il loro ricorso. I magistrati avevano, infatti, rilevato che «sono gli stessi ricorrenti, nel lamentare i danni che deriverebbero dalla realizzazione del Polo della Giustizia nell’area attualmente occupata dalle dismesse caserme Capozzi e Milano, in termini di erosione di verde pubblico, di traffico indotto dalla prevista destinazione dell’area in questione e di problemi logistici determinati dall’esecuzione delle opere», a «non contestare specificamente gli atti della gara, di cui hanno impugnato il bando».
La variante al Piano Regolatore
Il ricorso, invece, riguardava solo la variante al piano regolatore che «allo stato non risulta neppure adottata».
Ultimo aggiornamento: Sabato 12 Novembre 2022, 07:25
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