Covid, l'Abruzzo non segue Bergamo: inchiesta sui contagi in archivio

Covid, l'Abruzzo non segue Bergamo: inchiesta sui contagi in archivio

di Walter Berghella

Gestione sanitaria durante il coronavirus all'ospedale di Lanciano il gip Massimo Canosa ha archiviato la maxi inchiesta su richiesta il procuratore capo Mirvana Di Serio. Contagi e decessi a profusione oltre che il Renzetti colpirono molte strutture private per anziani, a Lanciano e comprensorio. Il corposo fascicolo, contro ignoti, venne poi sdoppiato e pure l'indagine sulle Rsa è stata archiviata. «Non sono emerse responsabilità sulla conduzione dei presidi sanitari», precisa il procuratore Di Serio. Si è trattata di una lunga indagine, che ha coperto tutte le fasi drammatiche della pandemia che solo a Lanciano ha portato a 120 decessi. Poi ci sono stati i 200 morti registrati negli innumerevoli comuni Frentani.

Quanto all'ospedale di Lanciano, Di Serio ha puntato essenzialmente a verificare se la struttura fosse stata abbandonata a se stessa, cioè senza che abbia avuto alcunché di fattivo supporto da parte della Asl Lanciano - Vasto - Chieti in un momento molto delicato. Oltretutto il Renzetti era l'unico ospedale No Covid, ma i contagi si moltiplicavano. Vennero presentati esposti e denunce, anche sulla carenza di dispositivi di protezione. Tra i primi a puntare il dito con denunce furono il sindacato Usb e Francesco Talgieri (M5s), vice presidente della commissione Sanità della Regione Abruzzo, attuale capogruppo. Quest'ultimo chiese alla procura di «appurare la realtà dei fatti e la sussistenza di violazioni di carattere penale e in materia di lavoro, come la messa in atto di misure e tecniche organizzative, procedurali, igieniche e di informazione, nonché la sorveglianza sanitaria. I pazienti non vanno spostati in altri reparti», tuonò nel 2020, in pieno dramma Covid-19, Taglieri, che è del settore.

Col Covid imperante in corsia chiusero e furono disinfettati i reparti di Ortopedia, Medicina, Utic e Otorino. Il procuratore Di Serio acquisì pure gli inutili tentativi dei primari di farsi sorreggere durante l'emergenza, ovvero tutta la documentazione scritta con cui disperatamente si chiedeva alla Asl cosa fare e come comportarsi col virus che avanzava in ospedale, senza avere risposte per molte settimane. Direttori di divisioni che hanno dovuto fare da sé e che poi sono stati sentiti da Di Serio come testimoni informati sui fatti. La procura ha cercato in ogni modo di mettere a punto il puzzle sulla gestione sanitaria, cercando di capire se c'era stato abbandono da parte del vertice sanitario aziendale.

Il Renzetti, peraltro, aveva il direttore sanitario in ferie e la stessa Asl non aveva ancora nominato il nuovo direttore sanitario generale, ruolo che era scoperto da un anno. Proprio a Ortopedia parte il contagio il 9 marzo e seguirono i primi 9 pazienti, subito un decesso, poi i primi tre medici e cinque infermieri. In ritardo c'erano anche i tamponi. Il reparto chiese aiuto a colleghi di altri ospedali infine direttamente all'istituto zooprofilattico di Teramo. Il Covid che si spostò poi a Medicina con altri numerosi contagi. L'espandersi del virus preoccupò anche l'allora sindaco e medico Mario Pupillo. Al Renzetti l'attacco del Covid aveva fatto registrare almeno 35 persone infettate tra medici, infermieri e pazienti, di cui una ventina successivamente erano stati trasferiti a Chieti dove sono poi deceduti. Altro grave allarme venne registrato nei centri per anziani passati in rassegna anche dal Nas di Pescara, delegata poi come squadra di polizia giudiziaria da Di Serio a svolgere l'intera indagine sulla Caporetto sanitaria Covid.


Ultimo aggiornamento: Sabato 8 Aprile 2023, 08:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA