L'Umbria così tiene lontane le mafie: informazioni condivise e stretta sui prestanome

L'Umbria così tiene lontane le mafie: informazioni condivise e stretta sui prestanome

di Egle Priolo

PERUGIA - In Umbria non è «segnalato un radicamento di vere e proprie associazioni mafiose» ma sono «registrati reati tipicamente sintomatici della presenza della criminalità organizzata oltre che di soggetti collegati a sodalizi mafiosi». Con un aumento sia dei delitti di associazioni a delinquere di stampo mafioso (66,67 per cento) che dei reati di riciclaggio (44,83 per cento). E proprio per evitare e scongiurare «ogni possibile espansione e radicamento mafioso nel distretto di Perugia», come spiegato dal procuratore generale Sergio Sottani, ieri è stato firmato un protocollo che prevede un «innalzamento del livello di collaborazione tra le autorità competenti». Un protocollo di cinque articoli in cui vengono richiamati alcuni dei principi stabiliti dal Testo unico sulle misure di prevenzione antimafia e sottoscritto dallo stesso Sottani, dai procuratori della Repubblica di Perugia, Terni e Spoleto, Raffaele Cantone, Alberto Liguori e Claudio Cicchella, e dai questori di Perugia e Terni, Fausto Lamparelli e Bruno Failla.

Nel testo si attribuiscono sia ai procuratori della Repubblica che ai questori quelle definite come «importanti funzioni di titolarità in tema di prevenzione e proposta di misure personali e patrimoniali con riferimento a determinate categorie di pericolosità indicate dalla norma stessa». In altre parole, con una stretta anche su persone, magari non indagate, ma ravvisate come prestanome. Inoltre è prevista «l'adozione di strumenti organizzativi condivisi, anche al fine di evitare duplicazioni o sovrapposizioni di iniziative o pregiudizi ad indagini in corso e la volontà di avviare scambi di informazioni, collegare gli sviluppi investigativi, valutare anche l'eventualità di proposte congiunte nel caso siano interessati più ambiti territoriali». E se il protocollo è stato sottoscritto dai due questori, è comunque previsto il coinvolgimento della polizia giudiziaria di carabinieri, guardia di finanza o altre forze di polizia, per questo presenti alla firma insieme al prefetto di Perugia, Armando Gradone. Che ha sottolineato come il protocollo garantisca «un indirizzo unitario e anche un miglior rendimento delle risorse istituzionali». E che evita pure, come sottolineato da Cicchella, che le varie iniziative investigative «vadano a sovrapporsi e pregiudichino il risultato», proprio grazie alla condivisione delle informazioni. Insomma, non una firma «da cerimonie e strette di mano, come ribadito da Liguori, ma «un protocollo operativo», che «anticipa la soglia di tutela» dei cittadini – ha spiegato il questore Lamparelli – e che «valorizza il nostro lavoro».
«Per il contrasto alla criminalità mafiosa - ha detto Sottani - sono particolarmente importanti sia le misure che colpiscono le persone, nel senso di allontanamento o di controllo particolare di quei soggetti che sono pericolosi sotto il profilo mafioso, sia quelle che colpiscono i patrimoni di sospetta provenienza criminosa. Il protocollo di oggi cerca di rafforzare, coinvolgendo tutte le procure, questa attività diretta ad evitare il pericolo di infiltrazioni mafiose. Dove ci sono soldi le associazioni criminali cercano sempre di intervenire e quindi dobbiamo adottare tutti gli strumenti per evitare il pericolo di infiltrazioni, anche con misure di prevenzione». Con un occhio non solo ai progetti del Pnrr, ma anche della ricostruzione.
E il «naturale destinatario» del protocollo sarà proprio il procuratore distrettuale Raffaele Cantone, che ha sottolineato la necessità di un «comportamento uniforme», con il testo che «va in questa direzione: non formale ma sostanziale, perché interviene in una materia in cui legislatore ha fatto un po' di confusione». «Bisogna avere grande attenzione - ha chiuso Cantone - perché, se è vero che in questi territori non ci sono fenomeni effettivi, però ci sono segnali di interesse da parte delle cosche criminali.

Questa regione, apparentemente sana, si avvia a investimenti significativi che richiedono di tenere particolarmente alta l'attenzione sia sul piano della prevenzione amministrativa, che è quella delle misure interdittive antimafia, sia sul piano delle misure di prevenzione dove si può intervenire anche in assenza di condanne e procedimenti penali».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Aprile 2024, 08:58
© RIPRODUZIONE RISERVATA