Videogame "sparatutto" aiutano il cervello,
i bimbi che ci giocano apprendono meglio

Videogame "sparatutto" aiutano il cervello, i bimbi che ci giocano apprendono meglio
ROMA - Videogame con sparatorie ed eserciti in lotta possono essere pericolosi? Tutto il contrario, una recente ricerca ha dimostrato che invece possono aiutare il cervello. A promuovere i videogame 'sparatutto' sono i ricercatori dell'University of Rochester, a New York: hanno scoperto che questi giochi frenetici e adrenalinici migliorano la capacità di apprendimento. Non solo.



Gli appassionati di videogame in stile "Call of Duty" sono più multitasking, più abili nello svolgere compiti cognitivi - come ruotare gli oggetti nella loro mente - e più bravi conservare le informazioni rispetto ai non-giocatori. Lo assicura Daphne Bavelier, fra gli autori dello studio.In effetti sembra che questi videogame aiutino le persone a imparare, un effetto che si conserva anche in chi non è un giocatore abituale. "Le persone che usano i videogiochi d'azione migliorano molto più in fretta", ha detto Bavelier. Il lavoro, pubblicato su 'Pnas', mostra che anche i 'non-giocatori' hanno fatto progressi nei test cognitivi dopo un allenamento di due ore agli 'sparatutto' al giorno, cinque volte alla settimana per due mesi. E i vantaggi, riferisce il 'Washington Post', sono durati per anni.



Certo, la ricerca non si traduce in un invito ai ragazzi a mettere da parte libri e quaderni per dedicarsi ai videogiochi, ammoniscono i ricercatori. Anche perché si tratta di passatempi violenti e non adatti ai giovanissimi. "Posso dimostrare però che giocare" con un videogame adrenalinico "migliora le performance" cognitive, ha detto la studiosa. "Anche se non tutti i videogiochi portano a un miglioramento". Ad essere 'bocciati', infatti, sono i giochi di società che non richiedono rapidità e prontezza. Secondo lo studio questi giocatori non traggono alcun beneficio dalle ore passate alla console.



"Il cervello non ha un solo neurone, ma reti di neuroni parlano tra loro", dice la scienziata. In pratica, gli appassionati di videogame modificano "la loro connettività in tempo reale, in modo che si adatti al compito da eseguire. Inoltre sanno a cosa è importante prestare attenzione e cosa è solo rumore e distrazione".



Il suo team sta ora analizzando i dettagli dei diversi giochi per individuare gli elementi fondamentali per un migliore apprendimento, ha detto in un'intervista telefonica la ricercatrice. L'idea è quella di progettare un videogame non violento ma con tutti gli elementi importanti per l'apprendimento, a misura di bambini da 8 a 12 anni.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Novembre 2014, 11:15
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