Roma, giù i toni e addio maniere Rudi:
il nuovo Garcia non parla più di scudetto

Garcia non parla più di scudetto.

di Alessandro Angeloni
dal nostro inviato

PINZOLO Solo lontano da microfoni e telecamere, la tanto scontata battuta: «Come mai siete così tristi? Come mai non sorridete?», l'attimo da istrione firmato Rudi Garcia. Una battuta e via, per provare a ribaltare la situazione e regalarsi lui quel sorriso, a detta di tanti, perso. Garcia arriva nella casetta della Pineta di Pinzolo. E' un Rudi più vicino a quello del pre Roma-Palermo che a quello della scorsa estate. I toni sono bassi, i proclami al minimo. «La Roma è la stessa dello scorso anno, Iago Falque escluso», il refrain di questi giorni; «Partiremo come outsider», il profilo basso. I paroloni dello scorso anno, vedi conferenza pre Bayern e quella post Stadium (che il club non aveva condiviso), vengono messi da parte. Non siamo a Bad Waltersdorf: a Pinzolo non si parla di scudetto e l'obiettivo diventa la Champions.



«HO SCELTO IO»

Garcia, al di là delle sue battute più o meno divertenti, sembra molto più serio, rigido, meno oratore del passato. La Roma è in ricostruzione, le scelte non le subiva prima e rifiuta di subirle ore. «Ci sentiamo spesso con il presidente e con i dirigenti italiani: sui cambi delle strutture e dello staff ne avevo già parlato a gennaio». In realtà in un primo momento, al posto di "parlato", usa la parola "accercato", che non esiste. Accettato, voleva dire? Gli chiedono. «No, che accettato!!». Non sia mai. Compromesso finale: parlato, accertato. Poi si va avanti. «Non vuol dire che chi c'era l'anno scorso (Rongoni, ndi) non fosse bravo. La nostra scelta, la mia in particolare, è quella di migliorare ogni anno e prendere persone di grande qualità che spero ci portino a subire meno infortuni. Il vero nodo era quello». Ci siamo arrivati.



«NON HO SCELTO IO»

Quindi, ecco Norman e Lippie, che Garcia ovviamente celebra, pur rivendicando la sua leadership. «Ed lo conoscevo e ora ho scoperto Darcy: mi piace il suo buon senso, è una persona che ha delle convinzioni. Io sono il leader e ho provato ad accogliere nel miglior modo i nuovi, incluso il medico». Alla fine non si capisce: ma è stato Garcia a scegliere Norman? Non proprio. «Sono stato io a chiedere di migliorare non solo lo staff ma anche le strutture. Non è che l'anno scorso avessi scelto io tutti, abbiamo dei candidati e poi si sceglie in maniera collegiale. Non mi sento più forte, né più debole di prima». Insomma, non era tutta colpa sua lo scorso anno, come si è voluto far credere. «Chi non fa niente non sbaglia mai, chi lavora sbaglia qualcosa. Quello che conta è sbagliare il meno possibile la prossima stagione. Torneremo a dare spettacolo, dopo un annata in cui i numeri ci hanno dato ragione ma il gioco della mia squadra non è stato sempre brillante, anche se c'erano motivi validi legati ad assenze e ai tanti infortuni».

«TENGO ROMAGNOLI»

«Siamo in fase di crescita, vogliamo sempre migliorare. Quest'anno l'obiettivo sarà di qualificarsi per la terza volta consecutiva alla Champions sapendo che saremo l'outsider, faremo di tutto per contrastare i favoriti (favoriti, ormai per il tecnico non c'è più solo la Juve davanti alla Roma, ndi) o alla favorita come abbiamo fatto nei miei primi diciotto mesi. Poi, le ambizioni sono differenti dagli obiettivi ma se chi è favorito molla... Ci serve una stagione perfetta». Aspettando la perfezione e i nuovi arrivi. «Cerchiamo tre nuovi ruoli. Arriveranno. Io vorrei tenere tutti quelli che ho e presto scoprirete Iago Falque. Romagnoli? Come gli altri». Sì, perché Norman non può bastare.
Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Luglio 2015, 20:33