De Rossi: "Mondiali, penso positivo. Rispetto
per Ciro Esposito, Milan ingiusto con Maldini"

De Rossi: "Mondiali, penso positivo. Rispetto per Ciro Esposito, Milan ingiusto con Maldini"
ROMA - A 20 anni avrei dovuto lasciare l'Italia, fare un'esperienza di vita all'estero, avrei giocato sicuramente di pi in Champions e forse qualche finale. Ma lasciare Roma impossibile, una cuccia comoda e per questo sono sempre rimasto. Parola di Daniele De Rossi, che si appresta a disputare il suo terzo Mondiale.



«Roma ti strega. I tifosi ti amano, ti seguono, se cadi, aspettano il tuo riscatto. Per questo è quasi impossibile partire», spiega De Rossi in un'intervista a Repubblica, in cui però non riserva solo parole di elogio alla tifoseria e parlando della solidarietà nei confronti di Daniele De Santis, sospettato di aver sparato a Ciro Esposito, afferma: «Brutta storia, anche se gli ultrà hanno i loro codici. Dico: c'è uno, ancora in ospedale, che lotta tra la vita e la morte e tu non lo rispetti? Ti fai subito giudice, ti schieri sulla pelle di un ragazzo intubato a letto? Sarebbe meglio prima verificare la ricostruzione dei fatti, aspettare che il ferito esca dalla rianimazione. E sono anche preoccupato per quello che potrà succedere nel prossimo Roma-Napoli e anche Roma-Fiorentina, per i rapporti non magnifici tra le due tifoserie».



«Le sensazioni sono abbastanza positive, questa è una squadra che nei momenti di difficoltà e nelle gare importanti si esalta. E Balotelli può non stare simpatico, girare in Ferrari in tempi di crisi non è popolare, ma ci darà una grossa mano, e quando segnerà tutti vorranno abbracciarlo idealmente, anche chi lo attacca solo perché nero». Daniele De Rossi è fiducioso sui prossimi Mondiali, che per lui avranno un significato speciale: «Per me saranno una specie di addio perché sarà l'ultima volta che giocherò con Pirlo, che nel 2006, dopo la squalifica per la gomitata a McBride, mi portò a cena con la sua famiglia e mi fece sentire importante, e non un reietto. Abbiamo preparato questo Mondiale molto meglio del 2010, con 'Casetta Manaus' ci siamo allenati in un ambiente che riproduceva alla perfezione l'umidità asfissiante dell'Amazzonia e quindi sappiamo a cosa andiamo incontro». Il centrocampista della Roma è anche il giocatore della spedizione con più gol in azzurro, 15: «Sinceramente, non lo sapevo. Quest'anno ho segnato solo alla prima giornata, ma ho dovuto arretrare il raggio d'azione, allontanandomi dalla porta, ma non è un problema».



Per il centrocampista azzurro è ancora difficile scrollarsi di dosso l'etichetta di violento: «Non lo sono, a volte sbaglio ma solo perché non sopporto gesti come le spinte e le trattenute, ma non sono mai stato un attaccabrighe. Da allenatore non imporrei mai il codice etico, perché anche il ragazzo più tranquillo può sbagliare, ma se lo sottoscrivi poi lo devi accettare con serenità».



De Rossi è l'unico romanista nella spedizione azzurra ed è anche il giocatore più pagato della Serie A: «Questa è una cosa che ti fanno pesare soprattutto quando le cose non vanno bene. I tifosi credono che tu sia di loro proprietà, quando magari poi esaltano cantanti che guadagnano anche più di te». Figlio d'arte, suo padre Alberto da anni ormai allena nella Primavera giallorossa: «Non ha mai voluto fare il grande salto, forse anche perché avrebbe dovuto trasferirsi lontano dalla famiglia. Lui però si trova in un mondo che è il suo, per lui insegnare ai ragazzi e prendersene cura è tutto. Ma non credete che le giovanili siano un mondo più puro: i ragazzi vogliono esattamente quello che vogliono i professionisti più grandi, solo che devono ancora arrivare».



Sempre schietto e senza peli sulla lingua, De Rossi parla anche di Paolo Maldini: «È un signore, un esempio di stile, oltre che uno dei più grandi difensori italiani di sempre. Penso sia un crimine che non lavori né al Milan, né in un altro club. Per non parlare di quello che gli hanno riservato nella gara d'addio...».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Giugno 2014, 17:40

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