Tra gaffe e affari, la dittatura alla Fifa del colonnello Blatter

Tra gaffe e affari, la dittatura alla Fifa del colonnello Blatter
Josef Blatter, l'uomo degli scandali. Attaccato da 17 anni alla poltrona della Fifa, padre padrone di un mondo che macina affari e quattrini all'ombra dello sport più bello del mondo, il 79enne colonnello dell'esercito svizzero era stato rieletto venerdì per la quinta volta alla guida della federazione mondiale.





Venerdì scorso era stato rieletto per la quinta volta, nonostante il ciclone giudiziario che ha investito la Fifa, con due vicepresidenti (Jeffrey Webb delle Isole Cayman e l'uruguaiano Eugenio Figueredo) e un ex componente dell'esecutivo (Jack Warner di Trinidad e Tobago) finiti in manette per corruzione, e un numero ancora imprecisato di indagati, fra i quali lo stesso Blatter. Unico avversario di Blatter nella corsa Fifa, era il principe giordano Ali bin Al Hussein, ma con scarse chance di vittoria. Nonostante lo scandalo, Blatter era stato eletto con i voti africani, di nord e sud America, di parte dei delegati asiatici e alcuni europei.



Personaggio, tanto arzillo quanto immarcescibile, lambito da scandali su scandali per i suoi metodi di gestione della Fifa e degli affari Fifa, Blatter finora sempre uscito pulito. Con lui le casse della federazione si sono riempite di dollari a dismisura, grazie a diritti tv, marketing, pubblicità, soldi usati da Blatter per sostenere i Paesi che sostengono lui, insieme con spese faraoniche degne di un capo di stato per la federazione e i suoi membri. E poi le insistenti voci di corruzione e bustarelle, soprattutto in fase di assegnazione dei Mondiali e in materia di marketing.



Paradossalmente per Blatter, il ciclone giudiziario di oggi nasce da una sorta di autogol proprio sulla corruzione. La Fifa infatti per fugare i dubbi e sopire le polemiche a livello internazionale per l'assegnazione dei Mondiali 2018 alla Russia e 2022 al Qatar aveva incaricato il procuratore americano Michael Garcia di indagare su eventuali illeciti, cioè milioni di dollari usati per comprare il voto dei delegati. Soprattutto nel caso del Qatar, Paese ricchissimo ma privo di tradizione calcistica, e dalle condizioni climatiche estreme, con temperature di 50°C, che sconsigliano vivamente lo svolgimento di un campionato del mondo. Garcia ha indagato poi, a fine 2014, ha preso le distanze dalla Fifa, secondo cui si era accertata la totale correttezza del suo operato. Blatter ha voluto strafare, e la cosa ha insospettito giudici e Fbi che hanno cominciato a indagare per conto loro, fino ai provvedimenti di oggi.



La gestione Blatter è stata caratterizzata da scelte discutibili e contraddittorie anche su moviola e tecnologie in campo e su nuove regole di gioco. Re delle gaffe, Blatter ai mondiali 2006 non andò a premiare l'Italia di Lippi vittoriosa a Berlino; la federcalcio britannica ne chiese le dimissioni per aver detto che nel calcio non esiste razzismo; scivolò sul mercato dei giocatori ('anche Picasso costa'); insultò Cristiano Ronaldo ('troppo tempo dal parrucchiere') facendo infuriare l'interessato e mezza Spagna. Per 'spiegare' il Qatar disse di aver avuto pressioni da Francia e Germania, sollevando una stizzita reazione dei due paesi. Insomma, affari, gaffe e senso dell'inopportunità, misti a una sapiente gestione delle relazioni personali e delle risorse economiche. Questo è Blatter, l'uomo forte del calcio mondiale.



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Tra gaffe e affari: la dittatura alla #Fifa del 'colonnello' #Blatter
Posted by Leggo - Il sito ufficiale on Mercoledì 27 maggio 2015




Ultimo aggiornamento: Martedì 2 Giugno 2015, 19:10

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