L'allarme di Barelli (Fin): "Subito 2 mld per lo sport o conteremo i danni". Mornati (Coni): "Governo ci considera di Serie C"

L'allarme di Barelli (Fin): "Subito 2 mld per lo sport o conteremo i danni". Mornati (Coni): "Governo ci considera di Serie C"

di Daniele Petroselli

«E' necessario un rilancio del Paese, si deve fare rete e sport di squadra per uno futuro diverso». A dirlo il presidente e ad di Sport e Salute, Vito Cozzoli, durante l'evento digitale "Lo sport al centro della ripartenza del Paese-Ipotesi e prospettive per una rivoluzione culturale", promosso da Asi, Associazioni Sportive e Sociali Italiane, in collaborazione con Adnkronos Comunicazione e Ciwas, Confederazione Italiana del Wellness e le Attività Sportive per la Salute.

«Il Paese ha voglia di sport e noi abbiamo il dovere di interpretare questa domanda ma lo dobbiamo fare tutti assieme con senso di responsabilità e di servizio», ha sottolineato Cozzoli, che però ha mostrato un quadro preoccupante dello stato dello sport in Italia in questo momento: «L'impatto dell'emergenza covid sul comparto sportivo è stato e sarà pesantissimo. Abbiamo elaborato una indagine su oltre 34mila associazioni che mostra un sistema sportivo in grande difficoltà ma che fa di tutto per reagire. Il 27% di associazioni e società sportive dilettantistiche si avvarrà dello stesso numero collaboratori pre-Covid mentre il 42% pensa di cessare l'attività entro l'anno. La situazione è molto complicata». 

Mentre il presidente della Fin (Federazione Italiana Nuoto) Paolo Barelli è stato ancora più chiaro: «Se non vengono messi 2 miliardi di euro a disposizione del sistema sportivo, intendo associazioni, attività sportive e per chi gestisce gli impianti, conteremo il danno in termini sociali e poi agonistici. Siamo arrivati a un punto drammatico, come sport ragioniamo in positivo ma siamo alla frutta. La realtà è drammatica, lo sport in Italia non si poggia su strutture solide di carattere statale, su una architettura a prova di pandemia, ma si poggia solamente sulla rete delle società sportive che sono messe male».

Sulla stessa linea il segretario generale del Coni, Carlo Mornati: «Parlare di due mld è parlare di nulla, vuol dire che il governo mette lo sport in serie C. Serve dare una boccata d'ossigeno, e dopo possiamo parlare di libro dei sogni altrimenti siamo proprio morti. Il governo si impegni in prima persona come sta facendo su tanti altri tavoli, lo sport rientri a pieno diritto in uno dei settori strategici».

Presenti anche due dei quattro candidati alla presidenza Coni, in programma il 13 maggio a Milano, Renato Di Rocco e Antonella Bellutti. «La bici oggi è uno strumento di mobilità, ma non ci sono infrastrutture in termini di sicurezza e una cultura di sviluppo dell'attività sportiva - ha detto il vicepresidente Uci -. Fondamentale a questo punto è ripartire dalla scuola». «Le crisi sono occasioni per il cambiamento e la rigenerazione - il commento invece della due volte campionessa olimpica di ciclismo su pista -. La pandemia ha amplificato problemi nuovi ma anche antichi: serve una capacità di visione d'insieme, e il problema è sempre più lo stesso: rimettere al centro le persone e la scuola, e far lavorare in sinergia scuole e associazioni sportive, con un approccio globale.

Il Coni per 107 anni ha avuto la responsabilità di portare avanti lo sport, quello che non è riuscito a fare è dialogare con le istitituzioni e in particolare con il ministero dell'Istruzione».

«Il Coni andava riformato ma non può essere questo l'unico problema dello sport italiano, lo abbiamo visto in maniera incontestabile che ci sono carenze a cui può metter mano solo lo Stato. Se lo Stato non torna a fare lo Stato non avremo mai possibilità di dire che in Italia esiste una vera cultura sportiva» l'appello del senatore Claudio Barbaro, presidente Asi. «Il Coni ha svolto un ruolo di supplenza enorme, se non ci fosse stato non avremmo avuto neanche quello ma non significa perpetuare il solito modo di pensare non attribuendo le vere responsabilità solo e soltanto allo Stato. Il vero problema della riforma - ha concluso - è quanto lo Stato deve fare lo Stato e non quanto deve fare il Coni».


Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Maggio 2021, 18:39

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