«Sei nell’anima», su Netflix la vita di Gianna Nannini: una rockstar dalle tenebre alla luce

Arriva su Netflix dal 2 maggio il film biografico sulla cantane «Sei nell’anima»

Gianna Nannini: una rockstar dalle tenebre alla luce

di Titta Fiore

L’infanzia borghese a Siena, con il babbo produttore di famosi dolcetti toscani e l’ambizione di vederla tennista. L’amore per la musica e il carattere ribelle. La racchetta venduta per pagarsi le lezioni di canto, la sfida alle convenzioni familiari e la fuga dalla provincia a cavallo di una Honda 500 che ancora tiene in garage, «anche se la uso poco». E poi Milano, gli alberghi pulciosi, l’amore con una ragazza ribattezzata «11», come il giorno di primavera in cui s’incontrarono, i primi successi in Germania, la pressione dei produttori («fai una hit o si va tutti a casa»), la frattura interiore. Quel crac che ti spezza dentro. La caduta e la rinascita, le discese ardite e le risalite. La libertà nella mente e nel cuore. 

Tutto questo Gianna Nannini, la regina del rock italiano, lo ha raccontato in un libro autobiografico, Sei nell’anima - Cazzi miei (uscito nel 2016, ora in una nuova edizione speciale Mondadori), e Cinzia TH Torrini lo ha trasformato in un film, prodotto da Indiana e in arrivo su Netflix dal 2 maggio in 190 paesi. «A un certo punto ho sentito l’esigenza di parlare di una parte della mia vita, ma mai avrei pensato che sarebbe potuta diventare un film» dice Nannini. 

«Poi è arrivata l’occasione giusta e ho lavorato tantissimo sulla colonna sonora. Il risultato finale mi ha fatto un certo effetto, ho visto scorrere davanti ai miei occhi quel tempo preciso che mi ha formata e ha segnato la mia rinascita, un giorno del 1983 a Colonia. In Germania mi ero persa. Ho sperimentato la vera follia, il non capire più chi sei, rendermi conto che se non esci da lì è finita. È stato difficile, ma ci sono riuscita. La mia mente ha fatto tutto». 

Non nasconde, «la Gianna», di essersi commossa rivendendosi sullo schermo, quando per esempio a sette anni la cacciarono dal coro perché sbagliava i toni («mi è venuto da piangere, sono ferite che non si rimarginano»), ed è struggente vederla cantare in chiesa accarezzando la bara del padre. Oppure piegata in due dalla crisi che l’aveva fatta uscire fuori di testa: «Una hit è una cosa magica, non la puoi comporre a comando… Invece le richieste martellanti dell’industria del disco mi avevano stravolto. Hanno dato la colpa alla droga, ma non è andata così, ho fatto come un viaggio iniziatico, sono andata in un’altra dimensione, però poi ne sono uscita, sono passata dalle tenebre alla luce.

E ho scritto un sacco di hit, una dietro l’altra».

Nel film la interpreta Letizia Toni, un passato nel cinema indipendente e tante analogie di vita con la cantautrice. «Condividiamo cose dell’infanzia, la famiglia toscana, la ribellione, la fuga da casa. Anche i miei genitori non volevano che facessi l’attrice». «Sei nell’anima» è la sua grande occasione e molte canzoni previste dalla sceneggiatura le ha cantate con la sua voce. «È brava» commenta Nannini, «anche mia figlia Penelope ha detto che mi assomiglia». Letizia: «All’inizio sentivo tutta la responsabilità del ruolo, mi chiedevo se sarei stata all’altezza e avevo paura. Poi ho conosciuto Gianna, che ha annullato ogni distanza tra noi. Ho preso lezioni di canto, ho studiato tanto, volevo capire i motivi della sua crisi psicologica, le cause che hanno provocato la frattura della sua identità. Entrare in un tunnel buio può capitare a tutti, volevamo rendere questa storia un fatto comune, universale». «Normalizzarla», precisa Nannini, «anche per il rispetto che si deve a chi ha avuto problemi simili».

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Cinzia TH Torrini e Nannini si conoscono dagli anni Settanta, le loro mamme erano amiche. Dice: «Per me Gianna è sempre stata un mito, un simbolo di libertà senza compromessi, coraggiosa nell’essere se stessa nel bene e nel male. Considero il film un regalo che ha fatto al suo pubblico, perché questa storia contiene un grande messaggio di rinascita». Scritto con Donatella Diamanti, Cosimo Calamini e la stessa Nannini, il biopic è nato durante la pandemia di Covid, «da ore e ore di collegamenti via computer, di chiacchiere e di ricordi». Poi il lungo casting e la scoperta di Letizia Toni, «una vera forza della natura». Nella straordinaria tracklist, tra «Fotoromanza», «Sei nell’anima», «Ragazzo dell’Europa», «Latin Lover», «America», anche «Morta per autoprocurato aborto», del 1976: «L’ho messa» spiega Gianna, «perché l’autodeterminazione delle donne è una parola che non appartiene solo al passato». 


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Aprile 2024, 10:03
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